2014-09-20 12:02:00

Giornate sociali europee: le voci del card. Bagnasco e mons. Crepaldi


“La Chiesa ama l’Europa, per questo offre ciò che di più caro e prezioso ha con sé: Gesù Cristo”. Il card. Angelo Bagnasco, presidente Cei e vicepresidente Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa), nell’omelia della Messa alle Giornate sociali europee in corso a Madrid, ha preso spunto dalla lettura della parabola del seminatore per una riflessione sul rapporto tra Chiesa ed Europa nel contesto attuale.

“Il Vangelo illumina la nostra presenza nel continente - ha affermato il porporato -. Si tratta dello slancio missionario di una ‘Chiesa in uscita’, che Papa Francesco sollecita perché testimoni e annunci la gioia del Vangelo. Sappiamo che ogni cristiano è seminatore e campo, e che i diversi tipi di terreno si trovano innanzitutto dentro di noi. Per questo il primo messaggio è rivolto a noi credenti e a noi pastori, consapevoli che la vita spirituale è il primo modo di fare pastorale e di annunciare il Vangelo”.

Quindi, addentrandosi nel testo biblico, l’arcivescovo ha affermato: “L’ampio gesto del seminatore, che sparge il seme senza selezionare i terreni più fertili, ci spinge a essere generosi nell’annuncio, a non giocare al risparmio, a non pretendere di vedere il frutto. L’Europa può apparire come l’asfalto, terreno pieno di sassi e di rovi. La fede, però, ci chiede di essere realisti non pessimisti, di giocare d’anticipo la grande partita dell’evangelizzazione”. 

Nel corso dell’omelia, il card. Bagnasco ha aggiunto: “La situazione del continente la conosciamo. Come un adolescente vuole emanciparsi da tutto, anche da Dio, ha rifiutato le sue origini. Il risultato non è un’umanità più libera e felice, ma più smarrita e incerta. Non volendo guardare alla sua storia, non sa più chi sia”. “Viene così da chiederci: in questo terreno irto e duro, è ancora possibile seminare il Vangelo che è il grande ‘sì’ di Dio alla voglia di vita, di libertà, di amore?". E ancora: "Come possiamo seminare il buon seme di Cristo? Innanzitutto continuando la prossimità con il popolo”; “la Chiesa desidera servire i popoli dell’Europa e, potendolo, vuole crescere nella fantasia dell’amore verso i poveri e gli invisibili”. “Se la Chiesa si limitasse a questo”, ha aggiunto il cardinale, “sarebbe solo la pietosa ‘infermiera della storia’. Essa ha anche un altro compito: il servizio della profezia. Che l’uomo occidentalista sia aiutato a ritrovare le vie della fede e di una ragione fedele a se stessa, aperta all’essere, alla realtà piena dell’uomo e del cosmo”.

Dal canto suo mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente della commissione “Caritas in veritate” del Ccee parlando del processo di integrazione comunitaria, ha affermato che: “l’Europa è un progetto straordinario, fondato sulla realizzazione della pace, che avanza con alterne fortune, con stagioni differenti, fra cui quella odierna, di oggettiva difficoltà”.

Mons. Giampaolo Crepaldi ha quindi posto una domanda finale: quanto questa Europa stima e riconosce la presenza dei cristiani? Mi pare che la vicenda del mancato riconoscimento delle radici cristiane nel Preambolo del Trattato costituzionale - ha detto il presule - sia un elemento fortemente indicativo”. (R.P.)








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