2014-09-20 12:50:00

Pierre Carniti su art. 18: sembra una recita, no a diktat del governo


“Da questo scontro anche aspro si arrivi ad una tutela effettiva dei lavoratori, sia di quelli più garantiti, sia dei precari”. Lo ha affermato la presidente della Camera Laura Boldrini sulle polemiche sull’articolo 18. Il segretario della Cisl Bonanni chiede a Renzi di “mantenere il profilo del premier del Governo
italiano". Alessandro Guarasci ha chiesto un parere a Pierre Carniti, storico leader della Cisl dal 1979 al 1985

 

R. - In larga misura sembra una recita. Tutto si può toccare. Si può scambiare una conquista del passato con una cosa che serva di più a governare l’attuale fase di trasformazione economica e sociale, indotta dalla globalizzazione e comunque dalla situazione economica... Questo è il punto: la recita è fatta a beneficio dei media ma non ha nessun rapporto con l’occupazione. Ammesso e non concesso che si possa abolire completamente l’articolo 18, non avremmo un posto di lavoro in più.

D. – Ma allora che cosa ci vuole secondo lei per far ripartire l’occupazione?

R. - Siccome quest’anno si dice che si vogliono tagliare 20 miliardi di spesa, se non ci sono investimenti compensativi, essenzialmente di carattere pubblico, è chiaro che continuerà, e si aggraverà la recessione e anche la deflazione. Quando sento il ministro Padoan che dice che, pur riconoscendo che l’articolo 18 riguarda un numero irrilevante di casi, però è l’effetto psicologico, ci sono investitori esteri…: io me li vedo già ammassati alle frontiere che vorrebbero fare investimenti, però essendoci l’articolo 18, si astengono dal farlo!

D. – Ma a lei non piace il metodo del confronto avviato tra governi e sindacati?

R. – Qui la cosa che non va bene è questo atteggiamento del governo che dice: provvediamo noi a fare i cambiamenti. Se il governo pensa che lo statuto dei lavoratori costituisca un impedimento a una gestione più dinamica del mercato del lavoro, convoca la parti, le mette a confronto tra di loro e dice: trovate una soluzione che vada bene. Non è che è il governo che deve decidere come deve essere scritto l’articolo 18 o il 17 o il 21. Negli ordinamenti democratici non è così che funziona.








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