2014-09-21 13:30:00

Padre Lombardi: viaggio nel segno della speranza


Per un commento sul quarto viaggio internazionale di Papa Francesco, Fabio Colagrande ha raggiunto telefonicamente padre Federico Lombardi, al seguito del Papa:

R. – Vorrei dare subito una piccola nota interessante. Parlavo poco fa con don Davide Djudja, che è un nostro collega di Radio Vaticana, che fa da interprete al Papa in questo viaggio, e mi diceva che, mentre erano insieme in macchina, venendo dall’aeroporto verso Tirana, il Papa gli diceva: “Ma che popolazione giovane! Ma quanti giovani!” Pensando che siamo in Europa, che invece - lui spesso dice - sta un po’ invecchiando. Allora, questo tema della popolazione giovane, che lo ha colpito, noi lo abbiamo sentito tornare nei suoi discorsi: lo ha detto chiaramente sia nell’omelia, sia poi al momento dell’Angelus. Il Papa parla ad un popolo giovane e in questo senso mette in rilievo la speranza nel costruire il futuro e nel dare un contributo positivo all’Europa, in cui questo popolo vuole inserirsi pienamente. E poi, un’altra cosa: il Papa, vedendo tutti i simboli delle aquile lungo la strada, diceva a don Davide che l’aquila vola alto ma non abbandona il suo nido, torna sempre al suo nido, pur volando alto. E anche questo è un tema che ha ritirato fuori nei suoi discorsi questa mattina e che si vede che lo colpisce. L’Albania, Paese delle aquile: questo simbolo è molto interessante, molto importante: l’aquila è capace di altezze, di ideali, di grandi testimonianze, come quella dei martiri che stiamo commemorando qui in questa giornata in un modo molto, molto intenso. Ma è anche fedele: fedele alla sua storia, fedele alle sue origini, capace di ritornare ai valori delle sue origini, per testimoniarli nel futuro.

Un’altra piccola cosa che il Papa ha detto a don Davide, venendo in macchina, è che ha conosciuto Madre Teresa al Sinodo del ’94. Il Papa era al Sinodo e Madre Teresa era al Sinodo. Come sappiamo, ogni tanto, appunto, le grandi figure del cattolicesimo vengono chiamate dal Papa a partecipare al Sinodo. Bergoglio aveva Madre Teresa dietro di sé, vicina, e la sentiva intervenire spesso con grande forza, senza lasciarsi minimamente impressionare da tutta quella assemblea di vescovi. E allora aveva concepito una grande stima per lei, proprio come donna forte, come donna capace di dare una testimonianza coraggiosa. Poi faceva la battuta: “Avrei avuto paura di averla come superiora, perché era una donna molto forte”. Ecco, questo è il Papa che arriva a Tirana dall’aeroporto, fa questo tipo di osservazioni. Quando arriva al Palazzo presidenziale, il presidente lo fa sedere davanti ad un libro d’onore per mettere una sua testimonianza. Io vi posso dire cosa ha scritto, perché poi ne ho preso nota. Ha scritto: “Al nobile popolo albanese, con il mio rispetto e ammirazione per la sua testimonianza e la sua fraternità nel portare avanti il Paese”.

Quindi, vediamo che tornano questi concetti che lui già ci aveva lumeggiato, mentre parlava della preparazione del viaggio. tornano un po’ come un ritornello nei suoi discorsi e nei suoi vari momenti: l’ammirazione e la stima per questo popolo, sia per la testimonianza di coraggio, di cui i martiri sono poi l’esempio più straordinario, e sia per la fraternità, la capacità di convivenza, pur nelle differenze.

Mi dicono che anche il colloquio con il presidente è stato molto intenso, che il presidente era molto emozionato, molto commosso, forse anche un po’ intimidito, ma certamente molto emozionato. Il presidente Bektashi è musulmano e ha parlato con il Papa con molta gratitudine, dicendogli che appunto l’armonia fra le religioni, che si cerca di vivere adesso qui in Albania, rafforza molto anche la democrazia e lo sviluppo della nazione. Quindi è molto grato al sostegno che la Santa Sede dà e che dà anche il Papa con questo viaggio, e dice che questa è una benedizione. Questo tema della benedizione si vede che è molto sentito, anche dai musulmani. E’ una parola forte e tutti si aspettano questo viaggio come una benedizione del Santo Padre per il popolo, per il Paese, per il suo futuro. Non so se avete notato, durante il discorso, il Papa ad un certo punto ha fatto una piccola chiosa e ha detto la parola “rispetto”. Ecco, la parola “rispetto” qui è una parola essenziale. Don David, che era presente come interprete al colloquio, mi ha detto: “Sì, nel colloquio si è parlato e si è insistito molto sul rispetto; è una parola - il presidente ha detto - molto importante per gli albanesi nella loro convivenza”. E il Papa immediatamente lo ha ripreso e nel discorso è ritornato su questo tema del rispetto, che evidentemente il presidente gli aveva suggerito come importante.

 Direi, quindi, che stiamo andando avanti con un viaggio in cui i contributi del Papa sono molto forti su questi temi, che in qualche modo ci aveva annunciato: della convivenza nella pace, della religione, della convivenza tra le religioni come elemento di pace e di dialogo e non di tensione e di conflitto, che è un messaggio oggi di un’attualità incredibile per le diverse parti del mondo; e poi anche questo tema della speranza, della fedeltà ai grandi valori, al coraggio e alla forza della testimonianza nella costruzione del futuro. Mi pare quindi che sia un viaggio che si presenta molto unitario come messaggi, molto forte e con un popolo che è prontissimo a ricevere questi messaggi, desideroso di riceverli. Speriamo quindi che sia proprio quello che deve essere questo viaggio: un messaggio di grande forza e incoraggiamento per questo popolo straordinario, con la sua storia di sofferenza e di testimonianza, che possa essere anche un bel futuro di pace, di costruzione e di servizio alla comunità internazionale, cui gli albanesi possono dare molto.








All the contents on this site are copyrighted ©.