2014-09-23 14:56:00

Arcivescovo Accra: il Papa ha detto che vescovo è maratoneta con tre odori


Incontrando i vescovi del Ghana per la visita ad limina, il Papa – al di là del discorso consegnato – ha rivolto alcune esortazioni ai presuli, parlando a braccio. Ma come è andato l’incontro? Sergio Centofanti lo ha chiesto all’arcivescovo di Accra, Gabriel Charles Palmer-Buckle:

R. – Eccezionale! Un’esperienza unica, potrei dire, perché ci ha accolti così, come un padre che ascolta i suoi figli o i suoi collaboratori, e poi ci ha detto: “Potete farmi qualunque domanda, potete dirmi qualsiasi cosa vogliate dire, fare una critica alla mia vita, al mio modo di fare”.

D. – Quali esortazioni vi ha rivolto, in particolare?

R. – Lasciando a noi di porgli delle domande, la prima cosa che ci è venuta da chiedere è una cosa che lui ha detto e cioè che il vescovo deve avere l’odore delle pecore. Ho posto questa domanda: che cosa vuol dire, questo? E lui ci ha detto: “Il pastore, il vescovo, deve avere tre odori: prima di tutto, l’odore dell’olio dell’unzione che ha ricevuto da vescovo; il secondo odore dev’essere certamente l’odore delle sue pecore e il terzo è l’odore di Dio”. Uno di noi poi gli ha detto che con la sua grande semplicità, anche prendendo il nome di San Francesco, è veramente un buon esempio. E lui ha detto umilmente che non è niente di ché, perché già da sacerdote aveva sempre voluto vivere da pastore, essere alla portata di mano dei suoi parrocchiani per poter entrare in un discorso vivo, a tu per tu, con loro, per ascoltare le loro ansie, i loro problemi … e questo l’ha fatto anche da vescovo e quindi, una volta diventato Papa, non c’era motivo di cambiare: ha voluto rimanere esattamente come è sempre stato. Non ritiene questa una cosa straordinaria, da lusingare: è la sua natura, che vuole così, che vuole stare in mezzo alla gente. Poi, ha detto che un vescovo dev’essere come un maratoneta, uno che corre tra Dio e il popolo, i suoi parrocchiani … E ha richiamato proprio la figura di Mosé: il vescovo dev’essere come Mosé. Ogni tanto, Mosé va in cima alla montagna per mettersi in contatto con Dio, in comunione con Dio, ascoltare Dio, parlare con Dio e sapere quello che Dio vuole dal suo popolo. Poi, scende dalla montagna per andare dal suo popolo e poi torna ancora da Dio per chiedergli cosa deve fare e poi ancora torna dalla gente per incoraggiarla, per cercare di portarla avanti … Quindi, una delle esortazioni che ci ha lasciato è di essere come Mosé, un maratoneta: uno che corre sempre da Dio per sapere quello che vuole Dio, e riporta il messaggio di Dio al popolo. Infine, ci ha esortati a stare attenti perché nel mondo c’è questo problema: l’adorazione del denaro. E quando uno punta sul denaro si corre il rischio, poi, di perdere di vista l’uomo come centro dell’economia. L’economia deve servire l’uomo, non l’uomo l’economia. Ma oggigiorno – ha detto – viviamo un tempo in cui tutto è puntato sull’economia: l’economia, l’economia … Fino ad arrivare al punto in cui abbiamo adesso una cultura dello scarto: si scartano i bambini, gli anziani … E ha ringraziato Iddio che almeno l’Africa, ancora, ha tanto tempo e tanta attenzione per gli anziani. Poi ha parlato dei giovani e ha detto che parecchi non hanno lavoro e per questo si sentono rifiutati dalla società. E lui dice: questa è davvero una piaga della cultura moderna che dobbiamo combattere in Ghana, in Africa e ovunque.








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