2014-09-23 12:30:00

Clima, summit all’Onu. P. Czerny: intervenire ora


Nell’ambito della 69.ma Assemblea generale dell’Onu, si tiene a New York il summit sul clima, convocato per tentare di raggiungere, entro il 2015, un accordo sui cambiamenti climatici. Ieri, a Wall Street, circa tremila persone hanno manifestato contro il mondo della finanza, accusato di essere tra i responsabili di tali sconvolgimenti. Intanto, viene presentata oggi al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, una dichiarazione del Vertice interreligioso sui cambiamenti climatici, svoltosi nei giorni scorsi. Il servizio di Giada Aquilino:

“Il cambiamento climatico è davvero una minaccia per la vita, un dono prezioso che abbiamo ricevuto e che dobbiamo difendere”. Ne sono convinti i 30 firmatari della dichiarazione comune stilata al termine del Vertice interreligioso sui cambiamenti climatici, svoltosi domenica scorsa a New York. Tra loro il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, e padre Michael Czerny, rappresentante del Pontificio Consiglio Giustizia e della Pace. Nel testo, si sottolinea come il cambiamento climatico si presenti oggi “come uno dei principali ostacoli allo sradicamento della povertà”. Eventi atmosferici gravi, si aggiunge, aumentano la fame, provocano insicurezza economica, costringono a spostamenti e ostacolano lo sviluppo sostenibile. È per questo che “la crisi climatica riguarda la sopravvivenza dell'umanità sul pianeta terra e l'agire immediatamente deve essere il riflesso di questi fatti”. Si sollecita quindi un impegno fattivo di tutti i Paesi dell’Onu in materia di clima, tra cui “mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto di 2° C”, anche in vista della prossima Conferenza mondiale sul tema, a Parigi nel 2015. Stefan von Kempis ha intervistato padre Michael Czerny:

R. – Le tradizioni di fede delle diverse religioni del mondo, come parte della realtà umana, devono far fronte alla sfida del clima, dell’ambiente, del tempo e di tutti i nuovi pericoli. E, benché le varie tradizioni non siano totalmente d’accordo sull’origine o sul destino dell’essere umano e dell’universo, come parte della famiglia umana bisogna unirsi e chiedere ai leader politici di prendere buone decisioni.

D. – Qual è la novità dell’impegno interreligioso per la protezione dell'ambiente?

R. – Abbiamo già avuto una serie di incontri sul clima. Il primo è stato a Copenhagen nel 2009, dopo a Cancún, in Messico, nel 2010, poi a Durban, in Sudafrica, nel 2011. Questi incontri non ci hanno portato a decisioni definitive. Adesso, c’è una nuova unità tra le religioni del mondo che riconoscono l’urgenza di far fronte comune davanti alle sfide. Così, a New York, le varie tradizioni religiose hanno prodotto una dichiarazione unitaria per spingere la leadership politica a livello mondiale a prendere delle decisioni per avviare un migliore processo di responsabilità sul clima e sull’ambiente.

D. – Parlando del cambiamento climatico, qual è la posizione della Chiesa e della Santa Sede?

R. – La Santa Sede e la Chiesa cattolica partecipano a questo incontro interreligioso perché siamo tutti a conoscenza dell’urgenza della situazione e del bisogno di rispondere insieme come comunità umana. Questa responsabilità è parte della tradizione della Chiesa e la Dottrina sociale ci insegna che siamo responsabili, che dobbiamo prenderci cura delle cose che il Creatore ci ha affidato, che i beni della Creazione sono destinati all’uso di tutti. Bisogna essere coscienti delle generazioni future, non soltanto della nostra situazione: bisogna assicurare il futuro delle prossime generazioni e l’ambiente in cui loro vivranno, nonostante siano decisioni da prendere adesso.








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