2014-09-23 11:54:00

Giornata migrante. Il Papa: non basta la tolleranza, globalizzare accoglienza


“Alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità”. E’ uno dei passaggi forti del messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, pubblicato oggi. Nel documento, sul tema “Chiesa senza frontiere: madre di tutti”, il Papa chiede dunque di lottare contro il vergognoso traffico di esseri umani. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“La Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti”, in particolare quei migranti e rifugiati che “cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta”. Papa Francesco inizia così il suo Messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato e subito ribadisce che la Chiesa è chiamata a diffondere “nel mondo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, secondo la quale nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare”. Alla “globalizzazione del fenomeno migratorio – esorta il Papa – occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti”. E denuncia con forza “il vergognoso e criminale traffico di esseri umani”, come “tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù”. Fenomeni che necessitano una “lotta” più “incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana”. Dal Papa, dunque, l’esortazione a una fattiva “collaborazione che coinvolga gli Stati e le organizzazioni internazionali” nel gestire e regolare i movimenti migratori.

Al tempo stesso, avverte il Pontefice, “occorre intensificare gli sforzi per creare le condizioni” volte a diminuire le “ragioni che spingono interi popoli a lasciare la loro terra natale a motivo di guerre e carestie”. I movimenti migratori, fa poi notare Francesco, non di rado “suscitano diffidenze e ostilità, anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte”. In tal caso, prosegue, “sospetti e pregiudizi si pongono in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso”. Gesù, si legge nel messaggio, “si è identificato con lo straniero, con chi soffre, con tutte le vittime innocenti di violenze e sfruttamento”. E ci ha chiesto di “toccare la miseria umana e mettere in pratica il comandamento dell’amore”.

“Il coraggio della fede, della speranza e della carità – sottolinea il Papa – permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani”. Gesù, ribadisce, “è sempre in attesa di essere riconosciuto nei migranti e nei rifugiati, nei profughi e negli esuli, e anche in questo modo ci chiama a condividere le risorse, talvolta a rinunciare a qualcosa del nostro acquisito benessere”. Il carattere “multiculturale delle società odierne – soggiunge – incoraggia la Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di evangelizzazione”. Non può “bastare la semplice tolleranza”, ammonisce Francesco, la Chiesa è chiamata a “superare le frontiere e a favorire il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura” a un “atteggiamento che abbia alla base la cultura dell’incontro”. 








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