2014-09-24 15:11:00

Bonanni annuncia le dimissioni: serve un'economia "buona"


Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, darà dunque le dimissioni, che vengono annunciate formalmente questa sera alla riunione degli organismi esecutivi della Cisl, a Roma. Verso la successione una donna, Annamaria Furlan. Su questa decisione, a sei mesi dalla scadenza naturale, sentiamo lo stesso Bonanni nell’intervista di Debora Donnini:

R. - Già quattro mesi fa, avevo indicato il generale aggiunto e ho detto anche che sarebbe stato il mio successore. Quando si fa così in un’organizzazione è chiaro che si va dritti, dritti al cambio che, in questo caso, è un cambio importante, perché avviene in un momento di grande sommovimento delle vicende economiche, sociali e politiche e una discontinuità almeno organizzativa in Cisl farà bene, perché rimetterà in moto la nostra vitalità e ne abbiamo bisogno ancora di più. Per quel che mi riguarda, il mio compito è concluso, nel senso che ho portato avanti la riorganizzazione della Cisl con moltissima forza. Mi ripromettevo di rinnovare anche l’interno e l’ho fatto.

D. - Oggi, prende il via in Senato la discussione sul "Jobs Act". Gli emendamenti presentati sono 689. Gran parte della discussione si concentra sull’articolo 18. Lei cosa pensa in proposito? Cosa serve per lottare contro la precarietà e creare posti di lavoro?

R. - Contro la precarietà si lotta attraverso un’economia buona e l’economia buona si fa quando i governi centrali e locali si occupano di fattori dello sviluppo: l’energia, le tasse - che bisogna ridurre - il funzionamento della pubblica amministrazione, le infrastrutture, la giustizia veloce civile. Queste sono le questioni che fanno lotta al precariato. Ma non vorrei che i governanti, pur di non affrontare questo “toro inferocito”, che scorrazza per le vie del Paese ormai da diverso tempo, preferiscano adocchiare diversivi. Il mercato del lavoro è importante che funzioni ma non farà posti di lavoro, ecco perché noi, sì, siamo d’accordo che si faccia un Jobs Act, che si faccia un contratto a tutele crescenti. Dire però che questo crea occupazione è “falso”. Per quel che riguarda il Jobs Act - in particolare il contratto a tutele crescenti - può essere una buona cosa, a una condizione: che assorba e faccia sparite le false Partite Iva e gli associati in partecipazione. I lavoratori soprattutto giovani - quasi un milione di persone - che non hanno salari adeguati, che non vanno oltre i 700 €, molte volte i 400/500€, non hanno alcun diritto di maternità, di previdenza, niente. Sono costretti a sottostare a queste condizioni. Allora, se il contratto a tutele crescenti è una cosa seria, deve assorbire costoro.

D. - Lei ha detto di non essersi mai trovato prima in un momento in cui fossero tanto poco considerate le rappresentanze sindacali. Questo quanto ha pesato sulla sua decisione?

R. - Pesa anche questo, cioè è una situazione incresciosa che non succede in nessun posto in Europa, né con governi di centrodestra, né con governi di centrosinistra, perché tutti in Europa assicurano almeno il dialogo sociale, mai vista un’avversione così potente contro i soggetti sociali. 








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