2014-09-24 12:05:00

Fenomeno "Social street", quando le web-amicizie diventano reali


“Dal virtuale al reale, dal reale al virtuoso”. Con questo slogan nasceva un anno fa il fenomeno della “Social Street”, con lo scopo di aggregare la realtà sociale di chi abita fianco a fianco, ma non si conosce. La prima "Social Street" è stata fondata in Via Fondazza, a Bologna, da un papà che cercava dei compagni di giochi per il figlio piccolo che fossero nelle vicinanze della sua abitazione. Oggi, il fenomeno si è allargato e grazie all’uso dei social network su Internet anche le numerose social street riescono a mantenersi in contatto, sempre senza perdere di vista l’obiettivo primario: il contatto tra le persone e la comunità, come ci spiega Federico Bastiani, giornalista e inventore della social street di Via Fondazza al microfono di Stefano Leszczynski:

R. - “Social Street” consiste molto semplicemente nel vivere la città, il posto dove si abita in modo differente, ricostruendo il senso di comunità che nelle città è molto più difficile da avere: è normale nei piccoli paesi, dove ci si conosce un po’ tutti, ma nelle città si vive più questo senso di anonimato e di indifferenza. “Social Street” vuole abbattere questo muro dell’indifferenza e per far questo utilizza la creazione dei gruppi Facebook chiusi per cercare di far socializzare il vicinato, con l’obiettivo, appunto, di condividere necessità, esperienza, ma soprattutto di conoscersi ed instaurare rapporti di fiducia nei confronti del vicinato.

D. - Ma nella pratica questo che cosa comporta?

R. - Ti cambia proprio la vita, perché ti senti parte del posto dove abiti. Tanto è vero che lo slogan di “Social Street” è “Dal virtuale al reale, al virtuoso”. Questi primi contatti che avvengono attraverso Facebook hanno poi l’obiettivo di andare al reale: fare cioè in modo che queste persone si conoscano, scendano in strada, socializzino e facciano anche nascere degli eventi, come abbiamo fatto noi in Via Fondazza: abbiamo scoperto che c’erano diverse persone interessate al trekking urbano e così una domenica mattina - ci si dà appuntamento su Facebook - ci si trova all’angolo della strada alle 9.00 e andiamo a scoprire percorsi di trekking urbano per la città. Da qua poi le esperienze possono diventare moltissime e si arriva addirittura anche alla gestione dei beni comuni: residenti che hanno deciso di adottare delle aiuole, che hanno magari l’erba incolta, che non sono curate dal Comune. Così, alcuni cittadini si trovano quindi la domenica mattina, se ne prendono cura e fanno aperitivi nelle aiuole spartitraffico. Quindi, riappropriazione anche degli spazi dove si vive.

D. - Questo sembra tutto molto positivo, ma ci saranno anche aspetti difficili da gestire, ci saranno momenti di tensione… Come si superano queste cose?

R. - “Social Street” vuole soprattutto unire tutte le energie positive di una strada e tutto ciò che accomuna, cercando di lasciare fuori tutto quello che divide. E di cose che dividono nella nostra città ce ne sono già troppe… “Social Street” non è un comitato che nasce per qualcosa o contro qualcosa: semplicemente mette insieme le persone che abitano in una strada. L’obiettivo è la socialità, non è lottare contro - non so - la chiusura al traffico di una strada o contro qualsiasi altra cosa… Non è quello l’obiettivo. L’obiettivo è semplicemente instaurare rapporti di fiducia, di conoscenza tra le persone che abitano vicino a te.

D. - Questo fenomeno ha preso piede anche al di fuori dell’Italia. Da quando voi lo avete iniziato, lo avete un po’ inventato, si è esteso in Italia e si è esteso anche all’estero…

R. - Nel mondo sono 332 le social street, di cui una trentina all’estero: due sono in Brasile - una a Belo Horizonte e una a Fortaleza - una in Nuova Zelanda, vicino Nelson, una a Barcellona, una in Croazia; e a breve partirà a Santiago del Cile e a Francoforte. Noi vogliamo semplicemente riattivare dei rapporti sociali, quello che era normale 30-40 anni nelle città. Adesso ci siamo disabituati alla normalità: ci è difficile anche salutarsi. Oggi quando qualcuno di saluta per strada, la prima cosa che fai è mettere la mano sul portafoglio o pensi “cosa vuole questa persona?”. Ci siamo irrigiditi nei rapporti! Quindi “Social Street vuole un pochino distendere questo clima nella strada per creare - appunto - questo senso di comunità. E le potenzialità sono davvero infinite…








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