2014-09-26 13:49:00

Al via il nuovo anno della Pastorale Universitaria di Roma


«Eucarestia e nuovo umanesimo. “Non avevano che un solo pane.. (Mc 8,14)”» E’ questo il tema del nuovo anno pastorale proposto dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, presentato ieri sera nella capitale. Tra gli appuntamenti più importanti, le Settimane culturali che da novembre a maggio coinvolgono attraverso diverse iniziative tutti gli atenei romani e il tradizionale incontro natalizio del Papa con gli universitari, oltre al XII Simposio internazionale dei docenti previsto nel giugno 2015. Ascoltiamo il commento del vescovo, mons. Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale universitaria diocesana, al microfono di  Marina Tomarro:

R. – Il primo evento importante che riunirà le Università di Roma, sarà il pellegrinaggio che quest’anno si svolgerà a Orvieto, proprio perché a Orvieto si conclude l’Anno eucaristico. Noi quest’anno vogliamo proporre ai ragazzi un cammino di riscoperta della celebrazione eucaristica, per permettere loro di comprendere come la partecipazione costituisca un momento importante per la vita dello studio. Recuperare questo rapporto tra Eucarestia e vita di studio è un traguardo per preparare poi professionisti capaci di dare testimonianza di come il battezzato sia aiutato dal Risorto a essere costruttore della società, negli ambiti di propria competenza.

D. – Quanto la presenza dei cappellani all’interno delle Università è importante?

R. – I cappellani sono compagni di viaggio per tanti giovani, soprattutto pensiamo ai giovani che vengono da fuori Roma, e la cappellania nella quale si ritrova la comunità cristiana è un luogo importante per poter ricreare quelle relazioni ecclesiali che sono significative per la loro crescita umana e spirituale.

D. – Ma in che modo si porta il Vangelo nelle aule degli atenei? Ascoltiamo alcuni commenti degli universitari presenti al convegno...

R. – Sicuramente, per andare a coinvolgere coloro che sono al di fuori di queste realtà, la cosa migliore è la testimonianza. Testimoniare con le nostre vite, con il nostro operato ciò che effettivamente viviamo, ciò in cui crediamo e che facciamo.

R. – Il Vangelo fuori dalle aule universitarie, nella mia vita, si porta con le azioni, con la quotidianità, con l’incontro e soprattutto cercando di non avere paura dell’incontro con il diverso, quindi dell’incontro con le nuove culture. Quindi, portare il Vangelo, in questi casi, è cercare di dimostrare una condotta di vita che sia la più condivisibile possibile per la comunità.

R. – Portare il Vangelo è una sfida che tocca tutti, in quanto battezzati, soprattutto nel momento in cui ci si trova nella condizione di andare a evangelizzare le culture. L’università diventa quindi un luogo privilegiato, ma soprattutto noi dobbiamo considerare che sono il nostro esempio e la coerenza della capacità di fare seguire alle parole dei fatti a consentirci di essere riconoscibil. Ma soprattutto ci consentono di dare alla nostra fede una certa credibilità, che le sole parole non potrebbero dare.

D. – Papa Francesco vi invita spesso a prendere in mano la vostra vita, a diventare protagonisti. Allora, in che modo rispondere a questa sua esortazione?

R. – Tutti quanti possiamo provare, in qualche modo, a diventare santi nella nostra quotidianità, anche se magari ambiamo a successi economici, o a successi personali, possiamo comunque glorificare il Signore con la nostra vita, con la nostra carriera e con la nostra esperienza.

R. – Io, come penso molti altri dei miei coetanei, cercando di prendere in mano la mia vita sia da un punto di vista accademico, sia da un punto di vista personale delle relazioni, anche con i nuovi compagni di università. È appunto nella gestione di questo genere di rapporti che, secondo me, riusciamo a prendere in mano le nostre persone. 








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