2014-09-27 13:09:00

Il Papa alla Chiesa del Gesù. P. Bottaro: momento per ritornare alle origini


Papa Francesco presiede alle 17 di oggi alla Chiesa del Gesù in Roma la celebrazione dei Vespri e Te Deum, in occasione del bicentenario della ricostituzione della Compagnia di Gesù ad opera di Pio VII nel 1814, dopo la soppressione da parte di Papa Clemente XIV nel 1773. Per una testimonianza su questa ricorrenza, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Flavio Bottaro, coordinatore dell’ufficio comunicazione dei Gesuiti italiani:

R. - E’ un momento per ricordare, per riportare un po’ nel presente la nostra storia; un evento che, sicuramente, proviene da un momento di sofferenza, di fatica per i nostri confratelli di quel tempo, che per noi si configura oggi come un evento di morte e di resurrezione. In questo evento, noi vediamo come la storia di Gesù è diventata ancora più da vicino la nostra storia e quindi ci sentiamo ancora più compagni nel Signore.

D. – Una cosa che colpisce, ovviamente, è che questa ricostituzione avvenne dopo 41 anni dallo scioglimento, come a dire che sotto la cenere bruciava la fiammella della fede...

R. – Sicuramente. Direi che è stata anche l’occasione, in qualche modo, per rinascere, ritrovare un po’ le nostre origini, al punto che è difficile dire se si tratta di restaurazione, ricostituzione, rinascita. Quello che abbiamo sperimentato, però, è stato un ritornare in modo più decisivo alle nostre origini e recuperare un po’ più a fondo la nostra spiritualità.  

D. – Papa Francesco ha più volte sottolineato che il gesuita è un decentrato, perché al centro deve esserci sempre Cristo. Come interroga, in questo anniversario, questa esortazione, queste parole del Papa?

R. – Direi innanzitutto che, per noi, essere decentrati è avere al centro del nostro cuore e del nostro modo di agire Cristo; vuol dire, oggi, innanzitutto, apertura al mondo, senza pregiudizi, senza paure, cercando – come dice Papa Francesco – di andare alle periferie e non di portare le periferie verso il centro; quindi, sbilanciarsi in modo decisivo verso chi ci sta intorno, verso chi ha più bisogno, verso i poveri, verso quel mondo che non è evangelizzato, nel senso che non conosce la Parola di Dio come fonte di rinascita e di salvezza.

D. – Certamente un Papa gesuita ed un Papa con un carisma, una capacità di attrazione anche da mondi non sempre vicini alla Chiesa, può in qualche modo anche rilanciare o far apprezzare di nuovo o apprezzare – perché magari non la conoscono – la spiritualità ignaziana, a partire da un testo così fondamentale come gli Esercizi di Sant’Ignazio?

R. – Sì, direi che la spiritualità ignaziana oggi gode di una buona salute, proprio per come è il mondo di oggi. La nostra spiritualità ci spinge ad apprezzare tutte le espressioni dell’umano, quando diventano forma di cura, forma di aiuto, forma di crescita per l’umano stesso, per l’uomo, per le donne di oggi. Sicuramente il fatto che questo Papa sia in sintonia con noi, aiuta molto di più a diffondere questa sensibilità.








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