2014-09-27 13:47:00

Francesco incontra i nonni. Mons. Paglia: anziani nel cuore della Chiesa


Questa domenica il Papa incontra in Piazza San Pietro gli anziani e i nonni del mondo. L’evento si svolge in due fasi: la prima, in forma di testimonianza e di dialogo, inizia alle 9.30. In questa fase sarà presente anche Benedetto XVI che ha accettato volentieri l’invito di Papa Francesco. Poi, alle 10.30 inizia la Messa: concelebreranno con il Santo Padre alcuni sacerdoti anziani. La giornata è intitolata “La benedizione della lunga vita” ed è organizzata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Stefano Leszczynski ha intervistato il presidente del dicastero, mons. Vincenzo Paglia:

R. - In un mondo che scarta gli anziani, Piazza San Pietro vuol dire che gli anziani non sono “scarti”, anzi stanno nel cuore stesso della Chiesa con Papa Francesco. In questo senso, è un gesto che vuole sottolineare la “decisività” di questi anni - vorrei dire - per la vita delle famiglie, della Chiesa e anche della nostra società.

D. - Da un lato, il problema della marginalizzazione degli anziani, soprattutto nelle società occidentali; dall’altro lato, gli anziani come categoria debole e vulnerabile in tante situazioni di crisi nel mondo: sono tra coloro che soffrono di più e anche, il più delle volte, tra coloro che poi si trovano a farsi carico di quelli che sono stati i danni dei conflitti…

R. - Purtroppo, ovunque nel mondo, ormai gli anziani cominciano a essere guardati con grande diffidenza e, in effetti, c’è come una sorta di parallelo tra la globalizzazione del mercato del profitto e la marginalizzazione di chi non produce, di chi appunto è concepito come “di peso”.

D. - Cosa può fare la Chiesa per sensibilizzare nei confronti della condizione degli anziani?

R. - Io credo debba, anzitutto, dire agli anziani che hanno più anni che c’è un nuovo compito da svolgere: gli anziani stessi devono comprendere che quell’età è un’età nella quale sono chiamati a convertirsi; Papa Giovanni - che aveva già 80 anni - nei suoi diari scrive che anche da Papa, anche da vecchio deve continuare a convertire il proprio cuore. Allora, io immagino che il grande popolo degli anziani, così numeroso oggi - in un mondo di conflitti, di guerre e di odio - sia un po’ come Mosè sul monte, che prega, mentre si deve combattere una battaglia per un mondo più giusto che è davvero difficile da combattere. Quindi, abbiamo bisogno degli anziani che preghino. C’è, poi, l’esortazione ai nipoti e ai figli degli anziani a non disperdere questo tesoro, a non scartarlo; nello stesso tempo, invece, gli anziani possono offrire il loro contributo e, di fatto, già lo fanno - soprattutto in questo tempo di crisi - con un contributo spesso economico, ma anche contributo di educazione, di accompagnamento. Credo che sia importante ricordare il rapporto tra le generazioni, perché se questo rapporto si rompe costruiamo un presente triste e un domani, forse, ancor più triste.

D. - Domenica ci sarà la presenza anche di una coppia di anziani coniugi iracheni. Che significato assume nel contesto attuale questa presenza?

R. - A me ha fatto impressione - seguendo la tragedia di questa guerra - vedere tanti anziani che, dopo una vita di risparmio, di fatiche, sono dovuti scappare, abbandonando tutto. Una tragedia quasi più dura di quella dei bambini, per certi versi, e mostra l’assurdità della guerra; per di più dall’Iraq, da dove Abramo partì perché chiamato da Dio per un disegno di straordinaria grandezza. Qui, purtroppo, hanno dovuto lasciare la loro terra perché colpiti, violentati da chi, persino in nome di Dio, compie drammi così gravi. Allora, io credo che la presenza di questi anziani - che provengono, appunto, da Erbil - nel giorno dell’incontro con il Papa, sia un nuovo grido contro la follia della guerra e contro la cattiveria degli uomini, quando non sanno guardare con umanità i loro simili, anche se hanno magari cultura diversa, credo diverso o condizioni diverse.

D. - Avrà uno spazio al Sinodo sulla Famiglia la questione degli anziani?

R. - Certamente sì. Il fatto che questo incontro avvenga alla vigilia del Sinodo mi fa pensare che loro siano i pionieri, le avanguardie, coloro che certamente hanno vissuto più tempo in famiglia, coloro che certamente potrebbero parlare molto di quello che a loro è accaduto, di bene o anche di male. Ecco perché direi che questi anziani, la settimana prima del Sinodo, vengano a dire che la famiglia sia davvero il cuore della vita, e quando manca è una tragedia.








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