2014-09-28 09:30:00

A Ginevra si apre la conferenza Acnur sull'immigrazione.


Si apre oggi a Ginevra la 65.ma sessione del Comitato Esecutivo dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, al centro dei lavori: come incrementare l’attenzione internazionale sulle migrazioni. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Acnur sono oltre 330mila le persone nel 2014 che hanno chiesto asilo in Europa, Stati Uniti e Paesi dell’Asia-Pacifico. Oltre la metà dei flussi è dato da persone che fuggono da guerre. Al microfono di Massimiliano Menichetti, il portavoce per l’Italia dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, Carlotta Sami: 

R. - Ancora oggi la maggior parte dei rifugiati vengono accolti e ricevono protezione in Paesi in via di sviluppo che presentano, evidentemente, già loro delle grosse difficoltà; ma sono in aumento le richieste di asilo anche nei Paesi industrializzati, soprattutto nei Paesi europei - Germania, Svezia, Francia, Turchia, Italia in testa - e Stati Uniti. E’ ormai sempre più evidente come queste richieste siano da mettere in relazione ai conflitti: conflitti che sono sempre più accesi e purtroppo anche molto vicini al continente europeo.

D. - Oltre 330 mila richiedenti asilo, ma da dove vengono tutte queste persone?

R. - E’ una realtà fatta di almeno un 60 per cento di richieste che vengono da siriani. Un grande numero - in crescita - è dato da un Paese che continua ad essere in forte instabilità che è l’Afghanistan. Infatti le due più grandi popolazioni al mondo di rifrugati sono date ormai proprio dalla Siria e dall’Afghanistan. Abbiamo poi l’Iraq, in numero assolutamente crescente, e l’Eritrea, un Paese che vive ormai da decenni sotto una dittatura soffocante. E poi ultimo fenomeno - da luglio in avanti - i rifrugati palestinesi, che non erano mai usciti: dopo l’ultimo conflitto disastroso tra Gaza e Israele abbiamo anche arrivi da Gaza.

D. - Il quadro dell’accoglienza a livello mondiale com’è?

R. - E’ un quadro disarmonico, perché è un quadro in cui ancora i tre quarti dei rifugiati trovano accoglienza in Paesi poveri o in Paesi in via di sviluppo e con grandi difficoltà e in numero troppo eseguo nei Paesi industrializzati. Però la pressione su Paesi come quelli del continente europeo è destinata a crescere, perché questi conflitti sono a noi molto vicini. Da qui il richiamo del nostro Alto Commissario Gutierrez, che ha rivolto proprio un monito alla Comunità internazionale affinché prepari la popolazione di questi Paesi - e quindi dei Paesi industrializzati - al fatto che nei prossimi mesi e nei prossimi anni ci troveremo a dover dare accoglienza ad un numero crescente di rifugiati.

D. - Guardando il bacino del Mediterraneo, si discute sulla missione di salvataggio in mare Mare Nostrum, che dovrebbe essere sostituita da Frontex Plus, più di contenimento…

R. - Noi crediamo che non sarà una sostituzione. Noi siamo molto fiduciosi che questo non avvenga, ma che ci sia un affiancamento. Non è possibile, dal nostro punto di vista, nemmeno pensare all’arretramento delle forze presenti nel Mediterraneo. Oramai abbiamo naufragi giornalieri: sono decine le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo con centinaia, migliaia di persone a bordo, sempre più donne e bambini in condizioni veramente disumane. Quindi per noi è assolutamente impossibile pensare ad un arretramento degli sforzi. Bisogna anzi pensare a rinforzare quello che già esiste!








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