2014-09-29 12:12:00

Monte Sole ricorda la strage nazista di 70 anni fa


“Ci sono luoghi in cui la storia mostra il fondo, tempi in cui Dio sembra ritirarsi dalle faccende umane”. E’ la meditazione lanciata ieri dall’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, nel 70.mo anniversario della strage di Monte Sole, avvenuta ad opera dei nazisti sull’Appennino tosco emiliano. Momento culminante del pellegrinaggio diocesano la Messa nella chiesa distrutta di San Martino di Caprara. Il servizio di Luca Tentori:

"Quando i soldati delle SS arrivarono ..." - "... uccisero là: subito. La stessa mattina." - "Pastore kaputt! Pastore kaputt!" - "Come posso abbandonare la mia famiglia, la mia gente e scappare? Ma dove? E la cosa incredibile ..." ...

Il 29 settembre 1944 a Monte Sole la storia piombò senza chiedere il permesso e travolse tutto e tutti, anche la geografia. Fu il più grande massacro delle SS in Europa: 800 morti, trucidati in 115 luoghi. Un’intera comunità contadina cancellata; lo sterminio per la maggior parte riguardò anziani, donne e bambini. Gli uomini e i giovani scapparono nei boschi per fuggire a un rastrellamento che le regole della guerra fino a quel momento non riservava agli inermi. Invece fu un’azione barbaramente pianificata dai nazisti guidati dal maggiore Walter Reder. L’obiettivo era quello di fare terra bruciata intorno ai partigiani che insediati su quei monti avrebbero potuto ostacolare la presenza militare sulla linea del fronte. Quei fatti sono conosciuti come la strage di Marzabotto, ma in realtà l’eccidio riguardò il vicino Monte Sole, luogo strategico sulla linea gotica dell’Appennino. Oggi per quelle vittime il dovere della memoria, ma non solo, come ha ricordato il cardinale Carlo Caffarra nell’omelia della Messa in loro suffragio ieri pomeriggio:

“Monte Sole insegna a noi sacerdoti, a voi fedeli come rimanere dentro la drammatica vicenda storica dei nostri giorni. Non stiamo celebrando solamente un ricordo. Ciò che si è visto in questi monti: la contesa fra il potere delle tenebre e l’apparente impotenza dell’umile, quotidiana sequela di Gesù. E’ questo lo scontro che qui ha generato i martiri, il martirio dei pastori e delle comunità”.

In quelle terribili settimane morirono anche cinque sacerdoti, tre diocesani e due religiosi, che decisero di rimanere con la loro gente fino alla fine. Per questi Servi di Dio il processo, dopo la fase diocesana, è approdato al Congregazione per le Cause dei Santi. Così li ricorda don Dario Zanini, un loro confratello, oggi parroco a Sasso Marconi:

“Sacerdoti fedeli al loro impegno pastorale che avevano con i fedeli un rapporto privilegiato, nel senso che le chiese dove loro celebravano con i loro fedeli erano il punto di riferimento e la loro condotta era di una grande semplicità, ma anche di una estrema fedeltà. Una vita condotta insieme alla loro gente con cui avevano un rapporto di comunione, non solo di amicizia. E questo ha portato poi alla fine che il loro sacrificio sia da collegare con il sacrificio delle loro comunità”.

Comunità che hanno aspettato decenni prima di iniziare a ricordare, a raccontare fatti tanto inumani da non sembrare veri. Ferite sanguinanti che non si voleva riaprire, timore di non essere creduti, paura di testimoniare su persone ancora vive. E così i resti di interi paesi bruciati dai tedeschi furono inghiottiti dai boschi dell’abbandono e dalla terra che addormentò le coscienze. Monte Sole non fu più abitato. Anche per la giustizia degli uomini il procedimento giudiziario arrivò solo nel 2008 al tribunale militare di La Spezia. «Il significato del processo – ha detto Andrea Speranzoni avvocato difensore dei familiari delle vittime e dei pochi sopravvissuti - è stato liberatorio non solo per le condanne ai responsabili, ma anche per l’oblio imposto a questa vicenda»:

“Io vorrei ricordare le parole di uno dei miei assistiti che mi disse questa frase all’inizio del processo: «Avvocato, il contrario dell’oblio non è la memoria, ma la giustizia». La giustizia è stato il primo passo, ora dobbiamo essere buoni difensori fuori dalle aule giudiziarie della memoria. Una memoria non semplice di cui questo Paese non ha il vizio”.

Nel 1984 l’allora arcivescovo, il cardinale Giacomo Biffi, diede mandato alle comunità monastiche della Piccola famiglia dell’Annunziata di don Giuseppe Dossetti di rimanere in quei luoghi a nome della Chiesa di Bologna, nel silenzio e nella preghiera per ricordare i morti, accogliere i pellegrini, conservare la memoria e intercedere per la pace.








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