2014-09-30 15:25:00

Cortile Gentili. Premiati studenti in un Concorso sulla bellezza


Nell’ambito delle attività del “Cortile dei Gentili”, gestite dal Pontificio Consiglio della Cultura, il Museo Maxxi di Roma ospita la premiazione di un Concorso rivolto a tutti gli studenti della scuola italiana, dedicato al tema della “bellezza”. Un’iniziativa destinata a far crescere nei giovani la consapevolezza del valore culturale del dialogo tra credenti e non credenti. Fabio Colagrande ne ha parlato con Sergio Ventura, docente di religione e responsabile delle attività del “Cortile dei Gentili”, rivolte agli studenti:

R. - L’idea del Concorso è nata semplicemente perché è uno dei modi più efficaci per coinvolgere tutte le scuole e tutti gli studenti a livello nazionale su una tematica che il Ministero ritiene fondamentale per l’educazione. Nel caso specifico, il dialogo tra visioni del mondo diverse, religiose, agnostiche, atee o diversamente credenti è finalizzato proprio a comporre e a prevenire le contrapposizioni ideologiche.

D. - A chi è rivolto questo Concorso?

R. - E’ rivolto alle scuole di ogni ordine e grado quindi, nel vecchio linguaggio più semplice, alle scuole elementari, alle scuole medie e alle scuole superiori e, nello specifico, come si nota dal titolo, a tutte le discipline.

D. - Voi avete chiesto agli studenti di confrontarsi intellettualmente e elaborare creativamente dei contributi ispirati ad un tema specifico, che è quello della bellezza. Perché questo tema?

R. - Il tema della bellezza è nato innanzitutto perché ci era venuto in mento di riferirci ai tre trascendentali: bellezza, bontà e verità - e questo sarà al centro di un percorso triennale. Dei tre ci è sembrato il più immediato, il più facilmente comprensibile, fosse quello della bellezza anche perché è quello che riesce immediatamente a coinvolgere la tipologia di adolescente che c’è oggi e i due aspetti della sfera umana che sono la ragione e il cuore, i pensieri e le emozioni.

D. - Avete chiesto agli studenti dei contributi, quindi non in maniera specifica degli elaborati scritti o dei disegni o qualcosa del genere…

R. - Diciamo in modo affettuoso che agli studenti devi sempre dare una indicazione: l’indicazione è stata specifica per non lasciarli navigare in mare aperto, però era anche così generica che loro hanno potuto presentare, come poi è avvenuto, piccoli racconti, temini, tesine, temi... Oppure, hanno potuto creare dei brani musicali e ci sono arrivate delle canzoni o anche dei disegni, dei dipinti.

D. - Che criterio avete usato per scegliere i vincitori?

R. - Dovevano riguardare la tematica della bellezza, ma la bellezza come luogo - sia naturale che prodotto dall’uomo - nel quale potesse avvenire questo dialogo tra visioni del mondo diverse. Ovviamente, la creatività, l’originalità e anche, in un certo senso, la capacità di offrire in modo immediato il messaggio.

D. - Quali lavori ti hanno colpito di più?

R. - Sicuramente, sono stati molto interessanti il lavoro di una scuola della Liguria, una sorta di “libro pop up”, realizzato cioè con tecniche antiche di piegatura che danno un po’ l’illusione del movimento e della tridimensionalità, intitolato “Storia di un gufo e della sua diversità che gli fece scoprire la bellezza”. E poi decisamente bello è stato anche quello di una studentessa della scuola superiore: una ragazza di Catania che ha scritto un bel racconto breve, intitolato “Con la testa fra le nuvole”, dove due personaggi - Xavier e Hugo - avventori di un bar di una oscura cittadina, chiamata però significativamente "Dieu ville" (Città di Dio), discutono tra di loro assieme ad una persona anziana, che poi si rivela - alla fine del racconto - essere Dio.

D. - Come docente di religione - si dice che siamo nell’era della secolarizzazione - vede che gli studenti sono interessati a questi temi, il tema del dialogo tra chi crede e chi non crede?

R. - E’ difficile sicuramente, perché la secolarizzazione da un lato - diciamo cioè quello del mondo non credente, agnostico - rende spesso scettici sull’utilità sia esistenziale che intellettuale o emozionale della religione. Dall’altro, la secolarizzazione, in alcuni alunni credenti noi notiamo dia vita a fenomeni un po’ di radicalizzazione dell’identità, una identità non in dialogo. Allora, lavorando con loro - sia sul piano della ragione, sia sul piano del cuore e delle emozioni - vediamo che con buona parte di loro si riesce a ricreare questo interesse. Se loro vedono che tu stai cercando di manipolarli, non ti seguono più…

D. - ...di fare proselitismo…

R. - ...di fare proselitismo, come dice Papa Francesco. Se, invece, c’è un incontro che fa parte di un processo graduale, di un percorso di crescita umana, dove la religione può dare il suo contributo, e a volte anche un contributo profondo, allora i ragazzi si interessano.








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