2014-10-01 16:53:00

Il vescovo Brambilla: "Le soluzioni condivise per la famiglia si trovano incontrandole"


"Se non teniamo dentro al nostro orizzonte visivo e nelle nostre pratiche concrete la dimensione non competitiva della vita, e non ci diamo altri ritmi, altri sguardi, altre relazioni, alla fine moriamo di quella stessa competizione. La passione, come parola fondamentale della vita, è prima di tutto qualcosa che patiamo". S.E. Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, amico e assistente spirituale del Movimento Famiglie dell'associazione La nostra Famiglia, racconta ai nostri microfoni, l'incontro odierno in Aula Paolo VI con Papa Francesco di oltre 2600 pellegrini dell'associazione provenienti da tutta Italia, in occasione dei sessant'anni dalla morte del fondatore, il beato Luigi Monza. Una realtà di trenta case in Italia, presente anche in Sudan, in Brasile, Equador, a Pechino.

Una delle mamme racconta: "Dieci anni fa il nostro figlio più piccolo è stato vittima di un gravissimo incidente che ha provocato danni neurologici gravi. La nostra fede ci ha sostenuto tantissimo. Luca ha dato a noi la forza di affrontare la vita con il sorriso. Non abbiamo mai mollato. Ora è un ragazzone di due metri. Ha dato una mano a Lourdes come barelliere. Non ho mai smesso di credere che Luca avrebbe potuto farcela. E ho sempre detto che se Dio avesse avuto bisogno di un angioletto saremmo stati pronti a farlo. Ce la si può fare in tanti modi". 

E come guarda Mons. Brambilla al Sinodo che sta per aprirsi?

"Con grande fiducia. Dobbiamo dare risposte rinnovate, sapendo che le risposte non possono giungere se non valorizzando le potenzialità enormi che sono già presenti nella famiglia. Rosmini parlava della famiglia come società domestica e società coniugale e parentale, è molto di più dunque di una cellula. Interrompere o lasciare ammalare troppo questa dimensione - spiega il presule - non sostenerla e non farla diventare un luogo dove respira è una delle difficoltà e insieme il sintomo del nostro mondo contemporaneo che concepisce il sociale come semplice somma di individui e non di relazioni". 

Riprende Brambilla: "Il Sinodo dovrebbe potenziare una pastorale che abbia di mira non solo l’individuo ma abbia una grande attenzione alle relazioni sociali già date, quella uomo-donna e quella genitori-figli. Le nostre comunità cristiane corrono il rischio di essere arcipelaghi, insieme di isole e non invece tessuti connettivi. Già, per esempio, rendere davvero la parrocchia una famiglia di famiglie, sarebbe tantissimo. Provocherebbe uno tsunami sociale. Molti ripetono questo slogan ma io non lo vedo ancora un tessuto vivo. Molte famiglie sono senza una rete che possa sostenerle". 

In questa fase di avvicinamento all'assise sulla famiglia, molti enfatizzano le divergenze di posizioni dei cardinali su alcuni temi sui quali si concentra tanta attenzione anche mediatica: "Polarizzarsi non aiuta", precisa Brambilla. "Le soluzioni per la famiglia si trovano abitando tanto tempo con le famiglie. E’ solo amandole, non discutendo di schemi - e lo dice uno che ha fatto per tampo tempo teologia - ma incontrandole che ci saranno soluzioni condivise e credo che questa sia una delle preoccupazioni essenziali di Francesco". 








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