2014-10-02 12:44:00

Il Papa: lavoro è diritto di tutti, non "variabile" dei mercati


Lo Stato di diritto sociale “non va smantellato”, soprattutto “il diritto fondamentale al lavoro”. Lo ha ribadito Papa Francesco ricevendo in udienza i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, in corso in Vaticano. Urgono, ha detto il Papa, “riforme” per la redistribuzione della ricchezza e garanzie di accesso all’istruzione e alla sanità per tutti i più poveri, così da cancellare squilibri e ingiustizie. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Non può essere un capriccio soggetto all’umore delle Borse ciò che per un essere umano vale la sua stessa dignità. Soprattutto quando c’è gente, anzi “miliardi di persone”, la cui dignità è valutata “meno di due dollari al giorno”. Papa Francesco come sempre non fa sconti nel riaffermare il lavoro come diritto non negoziabile e nel condannare qualsiasi forma di sfruttamento.

La sua riflessione affonda nel ventre molle della globalizzazione, processo spesso fuori controllo in quanto a equità, perché seppure ha accresciuto la ricchezza di molti Stati, tuttavia – stigmatizza il Papa – “ha anche inasprito i divari tra i vari gruppi sociali, creando diseguaglianze e nuove povertà negli stessi Paesi considerati più ricchi”:

“Un tale squilibrio non solo non rispetta la dignità di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge fonti di lavoro in quelle regioni in cui esso è maggiormente tutelato. Si pone qui il problema di creare meccanismi di tutela dei diritti del lavoro, nonché dell’ambiente, in presenza di una crescente ideologia consumistica, che non mostra responsabilità nei confronti delle città e del creato”.

Nella "Evangelii gaudium”, ricorda Francesco, “l’istruzione, l’assistenza sanitaria e il lavoro per tutti” sono stati indicati come i “tre strumenti fondamentali per l’inclusione sociale dei più bisognosi”:

“In altre parole, lo Stato di diritto sociale non va smantellato ed in particolare il diritto fondamentale al lavoro. Questo non può essere considerato una variabile dipendente dai mercati finanziari e monetari (...) Visioni che pretendono di aumentare la redditività, a costo della restrizione del mercato del lavoro che crea nuovi esclusi, non sono conformi ad una economia a servizio dell’uomo e del bene comune, ad una democrazia inclusiva e partecipativa”.

“Altro problema” sul quale batte il Papa sono quelli che lui definisce i “perduranti squilibri tra settori economici, tra remunerazioni, tra banche commerciali e banche di speculazione, tra istituzioni e problemi globali”:

“È necessario tenere viva la preoccupazione per i poveri e la giustizia sociale. Essa esige, da una parte profonde riforme che prevedano la ridistribuzione della ricchezza prodotta e l’universalizzazione di mercati liberi a servizio delle famiglie, dall’altra la ridistribuzione della sovranità, sia sul piano nazionale sia sul piano sovranazionale”.

Papa Francesco apre e chiude il suo discorso riferendosi alla “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, documento “fondamentale”, afferma, per “l’evangelizzazione sociale":

“Il principio  della Caritas in veritate è di estrema attualità. Un amore pieno di verità è infatti la base su cui costruire quella pace che oggi è particolarmente desiderata e necessaria per il bene di tutti. Consente di superare fanatismi pericolosi, conflitti per il possesso delle risorse, migrazioni dalle dimensioni bibliche, le piaghe perduranti della fame e della povertà, la tratta di persone, ingiustizie e disparità sociali ed economiche, squilibri nell’accesso dei beni collettivi”.








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