2014-10-03 15:49:00

I vescovi spagnoli: il diritto alla vita non è negoziabile


“Il diritto alla vita umana non è negoziabile”: lo scrive a chiare lettere la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola, in una nota diffusa oggi, al termine della sua 233.ma riunione svoltasi a Madrid. Suddivisa in cinque punti, la nota fa riferimento, in particolare, alla “Legge di protezione dei diritti del concepito e della donna incinta”: già approvata in prima lettura, originariamente la normativa intendeva consentire l’interruzione di gravidanza solo in caso di reale pericolo per la salute psicofisica della madre e vietava l’aborto dopo la 14.ma settimana. In attesa del passaggio al Parlamento, però, la legge ha già subito alcune modifiche e sono proprio queste a preoccupare la Chiesa e le organizzazioni pro-life. Ad esempio: il progetto originario vietava l’aborto per motivi eugenetici in caso di malformazioni del non nato e definiva legale l’interruzione volontaria di gravidanza solo se la malformazione risultava “incompatibile con la vita”. Restavano esclusi, quindi, i casi di sindrome di Down o di emofilia, conciliabili con la vita. La nuova versione della normativa, invece, recita: “Gravi anomalie fetali, anche se compatibili con la vita, saranno un motivo legale per l’aborto”.

Di fronte al dibattito politico sorto intorno a tale normativa, dunque, i vescovi iberici ribadiscono che “la vita umana e sacra ed inviolabile e deve essere tutelata dal concepimento e fino alla morte naturale”, poiché “la scienza stessa prova che sin dal concepimento esiste un nuovo essere umano, unico ed irripetibile, distinto dai suoi genitori”. “Non si può costruire – spiegano i presuli - una società democratica, libera, giusta e pacifica se non si difendono e rispettano i diritti di tutti gli esseri umani, nella loro dignità inalienabile, in particolare il diritto alla vita, priorità tra tutti gli altri”.

Poi, la Chiesa di Madrid ricorda che “proteggere la vita umana è compito di tutti, soprattutto dei governi” e definisce “una triste eccezione” la Spagna, dove si vuole arrivare a “considerare l’aborto come un diritto”, puntando quindi il dito contro quei rappresentanti istituzionali che, per interesse politico, hanno rinunciato a tutelare la vita dei nascituri, nonostante gli impegni presi in precedenza davanti agli elettori.

Naturalmente, i vescovi si dicono consapevoli del fatto che “l’esistenza umana non è libera da difficoltà” e ribadiscono che “la Chiesa conosce bene le sofferenze e le carenze di molte persone, alle quali rivolge il suo aiuto, in tutto il mondo, nell’esercizio della carità”, tanto che sono “numerosi i volontari e le organizzazioni di sostegno alla vita e di promozione della donna e della solidarietà con i più bisognosi” che vogliono “estendere la civiltà dell’amore e la cultura della vita” nei confronti di tutti coloro che “vivono nelle periferie sociali ed esistenziali”. Al contempo, i presuli iberici chiedono alle istituzioni pubbliche “uno sforzo più generoso nell’attuazione di politiche efficaci per sostenere le donne incinte e le famiglie”.

La nota si conclude con un ulteriore appello ad “accompagnare le donne in gravidanza affinché, di fronte a qualsiasi tipo di difficoltà, non scelgano la morte, ma optino per la via della vita, che rappresenta la massima realizzazione della vera libertà e del progresso umano”. (I.P.)








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