2014-10-04 13:30:00

Coniugi Ciavarella, uditori al Sinodo: "Più collaborazione in parrocchia tra clero e famiglie"


"Ci siamo preparati soprattutto con la preghiera. L’impegno è tanto e l’emozione è forte. Siamo in un momento storico in cui i padri sinodali si incontrano per parlare della famiglia ma per parlare anche con le famiglie. E’ un evento unico e noi sentiamo una grande responsabilità nell’essere portavoce delle famiglie italiane e del mondo". Ai nostri microfoni, Lucia Miglionico e Giuseppe Ciavarella, la coppia italiana scelta come uditrice al Sinodo, insieme ad altre 12 provenienti da altre parti del mondo. Responsabili della Regione Puglia per la Pastorale Familiare, sono sposati da 32 anni, hanno quattro figli, e sono entrambi medici presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, fondata da S. Pio di Pietrelcina, che loro hanno personalmente conosciuto.

"Nella realizzazione della nostra famiglia l’accompagnamento speciale che abbiamo ricevuto fin dall’inizio, quando eravamo a Bologna studenti in Medicina o nelle nostre rispettive parrocchie, è stato talmente importante che proprio l’accompagnamento abbiamo cercato di fare nostro e di ridare agli altri. E questo è l’aspetto da sviluppare a livello pastorale", spiega Lucia. "Soprattutto nei primi anni del matrimonio - gli anni più difficili, in cui si scopre la maternità, la fertilità, la fecondità, l’impatto e l’impegno sociale della famiglia - bisogna puntare a costruire quel senso di appartenenza alla Chiesa che la Familiaris Consortio auspicava e che si esprime nella partecipazione attiva alla Chiesa stessa". 

"C’è un grande desiderio di famiglia da parte dei giovani", precisa Giuseppe. "C’è da lavorare perché questo desiderio non sia mosso solo da una spinta emozionale ma sia animato da una costanza che il fare famiglia implica. Noi lavoriamo per questo". 

Quanto spazio effettivo c'è nelle parrocchie per una autentica testimonianza cristiana da parte delle famiglie? "E’ un punto delicato, questo", ammette Lucia. "Se da una parte infatti si parla spesso di famiglia come soggetto pastorale, dall'altra numerose coppie lamentano l’incapacità di diventare un vero soggetto. Molte volte i nostri sacerdoti sono chiamati solo ad essere ‘dispensatori di sacramenti’, e noi laici tendiamo a prendere e diamo poco. Invece ci deve essere una comunione vera tra presbiteri e sposi. E’ molto bello quando un seminarista può vedere e seguire direttamente con una famiglia della parrocchia e rendersi conto di che cosa significa essere famiglia. Ci sono parrocchie molto ricche di attività a livello familiare, ma ci sono anche parrocchie molto povere dove entrambi i versanti - clero e laici - vanno correttamente sostenuti". 

Molte giovani coppie passano lunghi periodi di convivenza perché dicono di essere spaventate, in un tempo di crisi economica, ad affrontare il matrimonio celebrato cristianamente. "L’aspetto economico a volte è una scusa", sottolinea Giuseppe. "Bisogna avere fede in Gesù, affidarsi a Dio". 








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