2014-10-04 08:10:00

Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica


Nella 27.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù espone ai capi dei sacerdoti la parabola della vigna che un uomo ha affidato a dei contadini. Questi, però, se ne vogliono impossessare maltrattano i servi e uccidono il figlio, cioè l’erede. Gesù conclude:

“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo … Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”.

Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

La parabola del Vangelo di oggi si illumina della visione di tante nostre colline che, proprio in questa stagione, sono ricoperte di vigne e del lavoro per la raccolta dell’uva. Un uomo si è preparato una vigna, l’ha curata e l’ha affidata a dei contadini perché la lavorino e gli diano frutto a suo tempo. Ma quando manda i suoi servi a ritirare il raccolto, quelli non ne vogliono sapere e rispondono trattando male e uccidendo gli inviati. Alla fine egli manda il figlio, sperando che abbiano rispetto per lui. Ma la reazione è tragicamente cinica: “È l’erede, uccidiamolo e avremo noi l’eredità”. Gesù è giunto a Gerusalemme e vede che i capi del popolo e gli scribi, proprio coloro che – come i vignaioli – Dio aveva mandato nella vigna perché accogliessero l’inviato del Padre ed entrassero nel Regno, si mettono fuori: macchinano per toglierlo di mezzo. E il figlio verrà cacciato fuori della vigna e ucciso. La parola è per noi oggi: il battesimo ci ha costituito tutti “contadini della vigna del Signore”, ha fatto di ognuno di noi “una missione su questa terra”, come ci ha ricordato Papa Francesco (Evangelii Gaudium, 273), ma anche tra di noi, cristiani d’Occidente, è in atto un rifiuto del Figlio. Ci dice oggi il Signore: “A voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. Non possiamo giocare con i doni di Dio. Torniamo oggi, giorno del Signore, ad innestarci alla vite, alla Chiesa, la sposa di Cristo, all’Eucaristia, perché possiamo dare quei frutti che il Signore attende: l’amore e l’unità.








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