2014-10-05 13:36:00

Presidenziali in Brasile: Roussef e Neves al ballottaggio


Elezioni presidenziali in Brasile. La presidente Dilma Rousseff, candidata del Partito dei Lavoratori, ha vinto ieri il primo turno con oltre il 40% dei voti.  Sfiderà al ballottaggio, in programma il prossimo 26 ottobre, il conservatore Aecio Neves che ha ottenuto oltre il 33% dei consensi. Ma quali sono le sfide che attendono il Paese? Fausta Speranza lo ha chiesto a Paolo Magri, direttore dell’Ispi, Istituto di studi politici internazionali:

R. - È una competizione aperta dove ci sarà probabilmente una prima sorpresa: il partito di Marina Silva che si pensava al terzo posto, e che quindi non era previsto al ballottaggio. Probabilmente ci andrà, e poi il ballottaggio sarà una sfida aperta perché ad oggi i sondaggi danno le due candidate con una parità tecnica.

D. - Parliamo invece di problemi. Se dovesse in poche parole fotografare le questioni centrali del Brasile oggi, che cosa direbbe?

R. - Il Brasile è un Paese diventato grande in questi anni, anche in termini di potere economico e durante i momenti di grandi crescita, che però sono finiti miseramente. In questo momento la domanda sul Brasile è sulle incertezze economiche e politiche degli ultimi due anni, con il rallentamento della crescita e l’emergere di proteste sociali; si deve capire se sono una pausa di assestamento o se sono - come è stato in passato - l’inizio di una fase di declino e di ripiegamento. Questa è la grande sfida del Brasile post-elezioni; servono delle riforme importanti, che sono state accennate in alcuni casi e fatte in altri, ma servono nuove riforme. Il dubbio fortissimo che rimane è questo: chiunque vincerà queste elezioni lo farà con maggioranze risicate. In un Paese quindi più frammentato politicamente, sarà ancora più difficile fare queste riforme.

D. - Che dire ad un anno circa dalle manifestazioni di piazza? In qualche modo è nata una coscienza politica rinnovata in questo tempo?

R. - Le proteste di un anno fa sono state inizialmente spontanee; esprimevano il malessere dei brasiliani nei confronti di una politica lenta, di opere pubbliche lente, di corruzione e di sprechi. Poi queste proteste sono diventate fortemente politiche, perché si avvicinavano alle elezioni e quindi sono state sicuramente filtrate da chi aveva grande interesse a dimostrare che Dilma Rousseff non era popolare e, anzi, veniva fischiata. Questi temi sollevati durante le proteste sono entrati nella campagna elettorale e chi se ne è fatto maggiormente interprete è stata Marina Silva, perché - appunto - rappresentava e rappresenta un candidato fuori dagli schemi principali della sinistra e della destra che hanno governato il Paese nel passato. Vedremo se, al di là del peso nella campagna elettorale, questi temi delle proteste diventeranno poi agenda di governo.








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