2014-10-09 11:38:00

Usa. Corte Suprema respinge ricorsi contro nozze gay. Vescovi delusi


Profonda “delusione” e “sorpresa”. I vescovi degli Stati Uniti accolgono così il pronunciamento della Corte Suprema che il 6 ottobre ha deciso di respingere l’appello presentato dagli Stati di Indiana, Utah, Oklahoma, Virginia, Wisconsin contro la ridefinizione legale del matrimonio.

Il caso era stato portato all’attenzione dei giudici supremi dai cinque Stati che volevano mantenere la definizione del matrimonio tradizionale contro le sentenze di alcuni tribunali locali, nonostante la stessa Corte, nel 2013, avesse dichiarato incostituzionale la legge federale che definiva il matrimonio quale “unione tra un uomo e una donna”.

Anche se formalmente neutra - non si tratta infatti di una sentenza a favore o contro, ma di un semplice rifiuto di occuparsi della questione – la decisione fissa un precedente che potrebbe aprire ai matrimoni omosessuali in almeno 30 Stati americani, più il District of Columbia.

Di qui il duro giudizio dei vescovi espresso in una nota da mons. Salvatore Cordileone, presidente della Commissione per i laici, il matrimonio, la famiglia della Conferenza episcopale: “Milioni di americani avevano guardato alla Corte con la speranza che queste sentenze ingiuste potessero essere ribaltate e invece il pronunciamento odierno dà loro il via libera e mette a rischio le leggi sul matrimonio in altri sei Stati”, afferma il presule, ricordando come tali leggi siano state introdotte democraticamente.

“Il matrimonio è e può solo essere tra un uomo e una donna: una relazione unica in cui lo Stato ha un interesse diretto”, ribadisce quindi la nota, “Il matrimonio dovrebbe essere rafforzato, non ridefinito”.

Attualmente sono 19 gli Stati dell’Unione in cui i matrimoni omosessuali sono legali. Il primo a legalizzare le unioni gay fu nel 2004 il Massachusetts. (A cura di Lisa Zengarini)








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