2014-10-11 12:53:00

Prolungata allerta a Genova. I geologi: manca prevenzione


“La prima stima dei danni pubblici è di 200 milioni di euro". Lo ha detto il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando  riferendosi all’alluvione di questi giorni nel genovese.  La cronaca della giornata da Dino Frambati

La Regione Liguria ha chiesto lo stato di emergenza ed il governatore Claudio Burlando, dopo colloquio con il sindaco Doria, ha informato di aver parlato con Avvocatura di Stato e Comune per i lavori sul Bisagno, bloccati da magistratura e burocrazia, ed essere pronto ad assumersi la responsabilità di farli ripartire pur a contenzioso aperto. Le leggi italiane, ha detto, permettono che un'opera salva vite resti bloccata per anni.

Mentre il capo della protezione Civile, Franco Gabrielli, a Genova per un sopralluogo, si è allineato a tali critiche e ricordato che se per Costa Concordia si fosse usato il criterio del lavoro pubblico, sarebbe affondata. Intanto, in aiuto della popolazione alluvionata arriva un milione di euro, stanziati dalla Cei, dall'otto per mille. In tutto ciò il maltempo non abbandona Genova e Levante e le forti piogge hanno fatto crollare un muro in località Rivarolo costringendo molte famiglie all'evacuazione. Tante le frane, strade, ferrovie, autostrade interrotte mentre l'allerta meteo è prolungato fino a lunedì compreso, quando le scuole resteranno chiuse. E sono riapparsi a Genova gli angeli del fango, compresi operai Ilva in cassa integrazione, con una 27enne volontaria colta da malore, forse infarto, e ricoverata in rianimazione. Arrestati infine e condannati diversi sciacalli, che rubavano nei negozi allagati.  

Sugli elevati rischi di dissesto idrogeologico a Genova, Amedeo Lomonaco ha intervistato Carlo Malgarotto, presidente dell’Ordine dei Geologi della Liguria:

R. - Proprio per la sua conformazione di valli e colline che vanno direttamente al mare la città di Genova è predisposta a questo tipo di eventi. In più, molte aree abitate sono in zona rossa, in zona esondabile.

D. - Una delle città più pericolose d’Europa da questo punto di vista …

R. – Se non ricordo male addirittura la seconda, perché proprio questa caratteristica di avere molte abitazioni con un elevato numero di abitanti in zone esondabili la rende una delle città più pericolose.

D. – Si è costruito male. Cosa si dovrebbe e si potrebbe fare?

R. – Penso che ci sia anche la possibilità – molto coraggiosa, per carità – di ricostruire quartieri da un’altra parte. Non è una cosa impossibile; lo fanno anche nel resto d’Europa, potremmo farlo anche noi. La prima cosa da fare è riuscire a trattenere l’acqua a monte in maniera da diluire la piena nel tempo. Questo implica una manutenzione del territorio, la costruzione di sistemi di piccole vasche per il trattenimento delle acque dei tetti. Si tratta  di piccoli interventi che si possono fare. Grandi interventi, come si fanno ad esempio nell’Arno, come le vasche di laminazione, non sono possibili perché mancano gli spazi.

D. - Tre anni fa c’è stata un’altra grave alluvione. In questi tre anni cosa è stato fatto?

R. - So che in questi anni sono state finanziate delle opere, tra cui il collettore del Bisagno, che però sono fermi per ricorsi al Tar, legati all’aggiudicazione di appalti e cose del genere. Manca la prevenzione con una pianificazione più attenta, con tecnici che conoscono il territorio sia dal punto di vista urbanistico che geologico.

D. - È scattata anche la polemica sul discorso della prevedibilità di eventi come questo. Ma questi eventi sono prevedibili?

R. - Non così facilmente. Sono fenomeni abbastanza particolari con cui ci stiamo scontrando in questi mesi. Queste cosiddette “super celle” che si autoalimentano sono un fenomeno nuovo almeno per noi.

In Italia due miliardi e mezzo di euro sono già disponibili per la messa in sicurezza ma non vengono spesi. Un dato inquietante, sottolinea Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi:

R. - Inquietante e allo stesso tempo emblematico di un Paese il cui sistema non funziona e che ha la necessità continua di ricorrere a commissari: abbiamo commissari per i rifiuti, per l’acqua; abbiamo avuto – fino a quando non si è insediato il governo Renzi – i commissari per il dissesto idrogeologico, ma di fatto, nonostante questo, in un campo così delicato ci accorgiamo ora che presso il Ministero dell’ambiente giacciono circa 2,5 miliardi – qualcuno dice qualcosa in più – di soldi non spesi. Quindi progetti che non sono andati avanti perché, come è successo a Genova per un contenzioso amministrativo tra imprese, ma ancora peggio, siamo nelle condizioni in cui i soldi non si spendono perché non ci sono progetti esecutivi cantierabili; non c’è una capacità – spesso da parte delle pubbliche amministrazioni – di portare avanti progetti perché mancano le risorse economiche per pagare i progettisti.

D. - In Italia continua ad esserci proprio un grave problema di prevenzione …

R. - La prevenzione è fatta da tanti tasselli importanti, da tanti pilastri che vedono, ad esempio, anche il coinvolgimento della gente, della popolazione, quindi l’informazione, la divulgazione, l’insegnamento nelle scuole, … Tutto questo è prevenzione. Se qualcuno propone di fare la discarica vicino a Roma, i comitati di cittadini scendono in piazza  - giustamente -  per rivendicare il diritto alla salute. Se pensiamo ad un termovalorizzatore succede lo stesso. Si scende in piazza per il diritto allo studio, al lavoro; è giusto che la gente scenda in piazza a protestare. Non ho mai visto un movimento, un corteo che abbia mosso cittadini in funzione di un consolidamento di un versante dove abitano delle persone o della sistemazione di un fiume. Evidentemente non lo si sente come un’esigenza primaria. Pensavo qualche anno fa che fatti come quelli di Giampilieri che hanno visto 37 morti, quelli di Genova con sei morti tre anni fa, il terremoto dell’Aquila prima e dell’Emilia Romagna dopo, scuotessero le coscienze. Invece, devo constatare che non è così perché si spengono i riflettori sulla tragedia, però poi sotto il profilo dell’intervento il tutto si riduce a molto poco.








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