2014-10-12 10:52:00

Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down


Domenica 12 ottobre è la Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down. In oltre 200 piazze, i volontari offriranno un “messaggio” di cioccolato in cambio di un contributo. I fondi raccolti, dato che quest’anno il tema della Giornata è “l’autonomia”, serviranno a sostenere progetti di integrazione dedicati ai ragazzi tra i 14 e i 25 anni. Benedetta è una di questi: ha 23 anni e ha fatto il suo percorso di autonomia. La sua storia nel servizio di Gabriella Ceraso:

Valeria è una mamma romana che, col sostegno della famiglia, delle associazioni e di alcuni insegnanti, è riuscita a creare per Benedetta, sua figlia, che ha la Sindrome di Down, un percorso fatto di scuola e lavoro, che non sono solo diritti, ma strumenti indispensabili per migliorare la vita di questi ragazzi:

R. – Migliorare la qualità della vita vuole dire non trovare resistenze tra la gente, vuol dire integrazione nelle scuole e integrazione nel mondo del lavoro, perché loro hanno necessità – come tutti – di farsi una famiglia, di avere una vita propria.

D. – E’ vero che, se seguiti, questi ragazzi sviluppano ancor di più potenzialità di autodeterminazione, che sono così importanti?

R. – Le dirò di più: lasciati a se stessi regrediscono…

D. – Quindi, significa studiare con loro, significa insegnargli ad andare in giro per una grande città, a gestirsi da soli?

R. – Questo è un lavoro che ha impostato l’Associazione italiana persone down e alla quale ho aderito in pieno, dando carta bianca. Studiare con loro vuol dire porre dei traguardi. Benedetta ha fatto l’esame di terza media senza avere un programma differenziato. Ha fatto il Liceo scientifico e adesso sta facendo un ennesimo tirocinio… E’ autonoma pienamente! Però, mi pare di poter dire che la cosa principale e fondamentale su cui basare questo è il loro accettare la diversità. Perché loro sono più forti una volta che la hanno accettata.

D. – Ai genitori che possono essere impauriti, lei con la sua esperienza cosa direbbe?

R. – Di accettare con gioia, perché è un dono! Un bambino con la Sindrome di Down ti dà tantissimo! Di appoggiarsi, ovviamente, a persone che hanno avuto in passato questa esperienza, senza mai, mai, mai mollare! Bisogna crederci insieme, sì.

E Benedetta questo percorso lo ha fatto. E' forte, ha le idee chiare sul futuro e sul suo lavoro:

R. – A me piace tantissimo il lavoro che sto facendo. Il rapporto con i miei collegi va benissimo! Mi sento bene, mi sento come se fossi in famiglia.

D. – Che cosa sogni per il futuro?

R. – Per il futuro, vorrei avere un lavoro tutto mio.

D. – Quanto ti ha aiutato la tua famiglia?

R. – Mi hanno aiutato tantissimo nella mia autonomia e nel farmi crescere ancora di più, perché l’autonomia e il fare le cose da sola, andare in giro e prendere gli autobus da sola, fare la spesa… Per me l’autonomia è tutto!

D. – Hai mai avuto paura di confrontarti con gli altri?

R. – Quello mai!

D. – E se dovessi dire qualcosa ai ragazzi che hanno paura di affrontare il mondo, che cosa gli diresti?

R. – Posso dire studiate tanto e di avere coraggio nell’affrontare la loro vita, la loro strada.








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