2014-10-14 12:36:00

In Siria 300 mila morti. Unicef: bambini venduti e rapiti


In Sira e Iraq continuano i raid della coalizione a guida americana, contro i gruppi jihadisti del sedicente Stato Islamico. A Mosul sono state uccise pubblicamente dai terroristi 46 persone. Progressi a Kobane dove i curdi hanno riconquistato la collina di Tall Shair, ritenuta di importanza strategica a Ovest della città. Rimane drammatica la situazione umanitaria. In Siria l’Unicef stima 300 mila morti in oltre tre anni di guerra civile tra i militari del regime e i gruppi ribelli, che ora combattono anche contro l’Is. Gravissima la condizione dei bambini spesso venduti o rapiti. Massimiliano Menichetti ha intervistato Daniele Iacomini, portavoce di Unicef Italia:

R. - In Siria la metà di tutto sono sempre bambini. Tre milioni e mezzo di rifugiati nei Paesi vicini: un milione e mezzo sono bambini; 11 milioni di sfollati interni: cinque milioni sono bambini.

D. - E dove vivono questi bambini sfollati all’interno della Siria?

R. - Vivono molto vicino alle linee di guerra e tra questi, naturalmente, si registra sempre di più un numero altissimo di bambini senza genitori. Oggi si contano circa 11 mila bambini che arrivano nei campi profughi senza genitori e che attraversano i confini per giorni e giorni. Però è chiaro che il numero dei bimbi orfani, secondo me, è in via di registrazione.

D. - Quindi questo è un dato sottostimato?

R. - Sì.

D. - I problemi non finiscono qui; non ci sono soltanto le bombe e i conflitti …

R. - L’inverno è in arrivo; ci sono circa 400 mila bambini intorno alla zona di Damasco, in particolar modo, che rischiano di morire perché non hanno vestiti, scarpe per poter affrontare il freddo in maniera adeguata. L’Unicef su questo ha lanciato una grandissima raccolta fondi, senza dimenticare in ultimo le vaccinazioni: abbiamo vaccinato nei Paesi vicini tra Turchia, Siria, Libano, Iraq e Giordania circa 25 milioni di bambini perché c’è stato un improvviso ritorno della polio. Ma c’è ancora molto da fare.

D. - Qual è il bilancio delle vittime in questi tre anni di conflitto?

R. - Questo è un conflitto che ha causato oltre 12 mila vittime tra i bambini, ma questa cifra risale a mesi fa quando le Nazioni Unite hanno deciso di interrompere il conteggio macabro di questa tortura mondiale. Poi, oltre 300 mila - queste sono le varie cifre che ci vengono dai vari osservatori internazionali - sono civili.

D. - Voi denunciate anche un altro gravissimo fenomeno: la vendita e il rapimento di bambini...

R. - Un allarme che lanciamo. In primo luogo, c’è la disperazione della madri, quelle che pensano che vendendo le proprie figlie, magari a persone più anziane, a qualcuno di un villaggio vicino, - queste cose avvengono spesso all’interno dei campi profughi tra una fazione e l’altra -  possono avere in cambio dei soldi e comunque garantire loro un futuro. In secondo luogo, queste madri disperate spesso vendono le proprie figlie a ricchi emiri per qualche migliaio di euro - spesso sono oggetto di violenze -, e poi, infine c’è la disperazione legata al fenomeno dell’Isis, dove queste ragazze vengono strappate alle loro famiglie, ai propri affetti e portate via.

D. - Le organizzazioni internazionali riescono a giungere fino in Siria?

R. - Grande lavoro lo stiamo facendo all’interno proprio del contesto siriano con le Ong partner, quelle che lavorano sul territorio da anni e che sono per lo più composte da personale siriano. Malgrado ci siano zone come quelle di Aleppo, come quelle di Homs, di Idlib, che hanno delle complessità legate ai bombardamenti continui, le organizzazioni umanitarie lavorano. Ma siamo preoccuapati per le zone di Kobane, quelle del Kurdistan: la situazione è abbastanza complessa ma siamo presenti anche li in maniera massiccia.








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