2014-10-14 07:11:00

Maltempo. Rimane l’allerta a Genova allagamenti anche a Parma


Rimane alta l’allerta a Genova. Ieri quarto giorno di piogge torrenziali, due treni sono rimasti bloccati al confine con il Piemonte. Maltempo anche a Parma: la parte sudoccidentale della città è allagata dall'esondazione del torrente Baganza. A mettere paura a Genova è  il fiume Bisagno, che giovedì, in pochi attimi, ha devastato tre quartieri e ucciso un uomo. Intanto migliaia di ragazzi, gli ‘Angeli del fango’, continuano a pulire senza sosta strade, negozi e abitazioni. Stretto tra il Bisagno e i suoi affluenti, quindi in piena zona rossa, è il Municipio Bassa Valbisagno. Massimo Ferrante è il presidente: Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. - Siamo ancora in piena emergenza e le piogge ci fanno paura, non solo per la situazione dei torrenti che sono ancora gonfi, ma soprattutto per le colline: abbiamo paura che i versanti non trattengano più l’acqua e siccome gran parte di Genova è costruita sulle colline con muri che sfidano la gravità, abbiamo paura che, come già accaduto l’anno scorso, possano verificarsi vari smottamenti  e frane e vederci quindi impegnati non solo nel fondovalle, ma anche sulle colline, cosa che a livello operativo per noi sarebbe veramente difficile.

D. - Su 600 mila abitanti della città, 80 mila sono lì, nel suo municipio. C’è un’altissima densità di popolazione, ci dice esattamente qual è la situazione?

R. - Chi si trova nella parte collinare ha avuto pochi danni ma è tagliato fuori a livello di mezzi di trasporto, perché chiaramente nel fondovalle è difficile far viaggiare bus, e la metropolitana che collega con il centro è bloccata. Il fondovalle è privo di corrente elettrica e quindi parecchie abitazioni non hanno servizi elettrici ed in alcuni casi sono senza acqua. Da giovedì tantissime strade non hanno corrente elettrica. Quando c’è l’allerta 2, per legge dobbiamo far evacuare 130 famiglie che si trovano in prossimità degli alvei e in questo caso, invece, l’evacuazione ha riguardato altre persone che hanno lasciato autonomamente le case perché, non avendo la possibilità di accedere a servizi quali luce ed acqua, si sono trasferite presso amici o parenti. C’è un altro problema: siccome l’allerta non è cessata, chi si trova in prossimità dei torrenti non può stare ai primi piani, ma deve assolutamente occupare i piani superiori.

D. - Per quanto riguarda negozi, supermercati, si legge di persone che corrono a rifornirsi per paura di rimanere completamente tagliati fuori e senza viveri. Si è letto anche di episodi di sciacallaggio. Cosa accade?

R. - Genova è una città molto complicata a livello orografico, con grandi salite, grandi discese e forti pendenze. Noi siamo collegati con il resto della città attraverso dei tunnel che fino a ieri erano completamente chiusi. L’80-90 per cento dei negozi sono chiusi per le devastazioni, quindi la  gente assale le attività aperte perché ha paura di continuare a non avere collegamenti e  di non potere raggiungere quindi altri supermercati nel resto della città. Poi abbiamo avuto, purtroppo, nella zona più colpita, fenomeni di sciacallaggio, nei borghi dove ci sono negozi di antiquariato, ma anche nei supermercati dove gli operatori provano a ripulire. Dobbiamo costantemente chiamare la polizia e i carabinieri per presidiare con ronde.

D. - Si parla molto dell’importante lavoro, sostegno e contributo dei volontari: gli angeli del fango. Lei anche è in strada con loro, chi sono questi ragazzi? Quanto aiuto danno?

R. - Genova è una città difficile, ma ha una grande cultura e tradizione di solidarietà e di senso civico. Ad oggi ne abbiamo registrati circa tremila in questo municipio. Sono ragazzi che si erano già mobilitati nel 2011, e sono tornati a mobilitarsi nonostante la situazione economica di questa città, e del Paese, non offra loro grandi sbocchi. Ora sono fondamentali, perché se non ci fossero, noi non saremmo in grado di intervenire. Il mio municipio ha sette operai e tre tecnici, difficilmente possiamo intervenire. Qui abbiamo riaperto delle strade grazie al lavoro di questi ragazzi.

D. - Non mancano le polemiche. Come presidente del Municipio cosa ritiene che non sia stato fatto e che invece doveva essere sorvegliato? 

R. - Il comune è una macchina che si attiva, come tutti comuni, solo quando la regione tramite l’Arpal, l’Azienda regionale per la prevenzione e la protezione ambientale, dà gli allerta. Noi sappiamo di vivere in un territorio, quello ligure per l’appunto, molto complesso, stretto tra mare e monti. Il comune si attiva solo ed esclusivamente se viene data l’allerta, altrimenti non è possibile allertare o creare quei meccanismi virtuosi che sono legati alle ordinanze specifiche, specie per questa zona che è completamente zona rossa. Però posso dire che oltre alle leggi ci dovrebbe anche essere il buon senso. Da lunedì sera c’erano piogge molto intense, e chi abita a Genova sa cosa vuol dire vedere piovere per tre o quattro giorni di seguito, avevamo una perturbazione che si auto rigenerava sopra Genova. Il buon senso sicuramente faceva capire a tutti noi che la situazione era drammatica. Mi ricordo che giovedì, prima dell’alluvione, abbiamo chiuso il municipio alle 19 convinti che ci arrivasse un’allerta. L’allarme non è arrivato, perché il entro meteorologico dell’Arpal annunciava, invece, un indebolimento di questa perturbazione. Noi eravamo perplessi e molto preoccupati. Purtroppo la nostra esperienza ci ha fatto dire che quello che pensavamo poi è accaduto.








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