2014-10-14 13:57:00

Messico, proteste per desaparecidos. I vescovi: fare chiarezza


Non si fermano le proteste in Messico, dopo la sparizione di 43 studenti dati per desaparecidos lo scorso 26 settembre a Iguala. Centinaia di persone hanno assaltato la sede governativa di Chilpancingo nello Stato messicano di Guerrero, dando fuoco all’edificio. Cinque insegnanti e due agenti sono rimasti feriti. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del governatore Angel Aguirre. Anche i vescovi messicani domandano al governo di chiarire al più presto l’accaduto. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Valentina Valfrè, responsabile diritti dell’Associazione "Soleterre":

R. – Quello che sta succedendo in Messico, ormai è una situazione completamente fuori controllo. C’è una collusione talmente stretta tra lo Stato, le forze di polizia, l’esercito e la criminalità organizzata. Lo Stato non esiste più. Nel caso di questi studenti, cercavano di protestare e sono finiti “desaparecidos” con la complicità della polizia, visto che finora sono stati arrestati almeno 22 poliziotti che pare siano i mandanti di questa sparizione: due membri di gruppi della criminalità organizzata locale hanno raccontato di essere stati mandati a prendere questi ragazzi e anche di averli uccisi.

D. – Sono state scoperte delle fosse comuni...

R. – Sono state scoperte in totale sei fosse. I corpi sono tanti, credo che ci vogliano circa 15 giorni per poter avere i risultati dell’esame del Dna. Può darsi, che ci siano gli studenti; può darsi che non ci siano solo loro, ma che ci siano altre persone sparite nella zona, perché chiaramente in Messico il numero dei "desaparecidos" è veramente altissimo. Ci sono fosse comuni dove sono stati ritrovati migranti. Ma, le fosse comuni in Messico si ritrovano quotidianamente e non sono solo fatte di persone che attraversavano il Paese, ma sono fatte da messicani che spariscono nel nulla.

D. – Continuano le manifestazioni, gli scontri con la polizia; la comunità sta rispondendo in maniera forte...

R. – Perché oramai c’è un livello di sopportazione, credo anche all’interno della popolazione, che ha raggiunto il limite. Quando tu esci di casa in Messico, non sai se ritornerai la sera. Questo per chi non lo vive è veramente una situazione difficile da comprendere. Avere veramente l’angoscia - quando esce tuo figlio, quando escono i tuoi familiari... di non sapere se tu li rivedrai la sera - è una cosa tangibile, è una cosa concreta che succede tutti i giorni: so di persone che ogni volta che escono da lavoro, da scuola, chiamano a casa dicendo, “sto uscendo adesso; ci metterò più o meno mezz’ora; se non arrivo chiama la polizia”; con il problema che la polizia, in molti casi, è collusa con il crimine organizzato, per cui non puoi nemmeno fidarti di chi dovrebbe proteggerti.

D. – Voi avete denunciato che, ogni giorno, in Messico scompaiono 70 persone...

R. – Il problema è che, appunto, molti non le denunciano per paura. Per cui, effettivamente, quello è un numero probabilmente a ribasso.

D. – State organizzando una carovana per denunciare questa situazione?

R. – Si svolgerà contemporaneamente alla carovana organizzata dalle madri dei migranti centro-americani che cercano, appunto, i figli "desaparecidos". Qua, in Italia, il 22 novembre partirà da Lampedusa e si concluderà il 6 dicembre a Torino, e attraverserà l’Italia perché quello dei migranti, dei "desaparecidos", di persone sfruttate, è un problema comune; in questi casi la criminalità organizzata è quella che ne ricava un guadagno maggiore, per cui per loro è un business e non hanno nessun interesse a fare in modo che finisca.








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