2014-10-15 13:50:00

Catalogna: dopo "no" a referendum si riparla di indipendenza


Il governo della Catalogna rilancia l’istanza indipendentista. Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale di Madrid, che ha bocciato il progettato referendum sull’indipendenza della regione dalla Spagna, ieri il presidente catalano, Artur Mas, ha annunciato una nuova consultazione popolare, che si terrà il 9 novembre prossimo, sotto forma di sondaggio. Dunque un’iniziativa di nessun valore legale, ma comunque di forte significato politico. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il giornalista spagnolo, Antonio Pelayo:

R. – Artur Mas si trova in vicolo cieco, in cui è entrato volontariamente, pensando di aver successo. Invece, adesso il blocco indipendentista rischia molto di dividersi in due o tre fronti in disaccordo tra di loro. Poi, questo tipo di consultazione annunciata di fatto già viene realizzata abitualmente dagli istituti dei sondaggi.

D. – Facendo il paragone con il referendum per l’indipendenza della Scozia, che venne realizzato in accordo col governo di Londra, perché non è stata scelta una strada simile qui in Spagna?

R . – Perché la Costituzione spagnola non prevede quel tipo di referendum. La legge fondamentale è molto chiara e dice che la sovranità risiede nel popolo spagnolo, non in quello della regione della Catalogna, dei Paesi Baschi, dell’Andalusia o della Galizia, tanto per citare quelle regioni dove più è forte il desiderio di indipendenza. Invece, si potrebbe organizzare un referendum nazionale dove “tutti gli spagnoli” possano esprimersi sulla volontà di far rimanere la Catalogna unita alla Spagna? Questo sì che sarebbe possibile.

D. – Andando ad analizzare quelli che poi sono i sentimenti reali della gente, esiste in Catalogna una maggioranza indipendentista o no?

R.  – Gli ultimi sondaggi danno una maggioranza dei catalani favorevole a rimanere uniti alla Spagna, conservando tutti i privilegi che la Catalogna ha. Una condizione di gran lunga più favorevole, per esempio, di quella della Scozia o di qualunque altra regione francese, con un’autonomia più estesa anche rispetto a molti "länder" tedeschi. La maggioranza dei catalani, dunque, vuole rimanere spagnola.

D.  – Tra l’altro, una Catalogna, Stato sovrano all’interno dell’Europa, avrebbe possibilità di bene inserirsi nel contesto economico e sociale dell’Ue?

R.  – Intanto, dovrebbe subito rinunciare a far parte dell’Europa e richiedere di diventare un nuovo Paese europeo. E questo sarebbe un processo della durata minima di almeno sette-otto anni, nell’ipotesi più favorevole. Barcellona dovrebbe poi rinunciare all’euro. Bisogna dire anche che le grandi aziende spagnole, che hanno sede a Barcellona, già avevano detto che se l’opzione indipendentista dovesse prevalere, lascerebbero la Catalogna per installarsi a Madrid, o a Bilbao o in altre città spagnole. La potenzialità economica della Catalogna fuori della Spagna, secondo me, è molto poco efficace.








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