2014-10-15 13:17:00

Facebook e Apple, congelamento ovuli. Prof. Gambino: "Desolante"


“Un orizzonte desolante che trasforma l’uomo in mero oggetto”. Così in sintesi il prof. Alberto Gambino, direttore del Dipartimento di Scienze Umane presso l'Università Europea di Roma sul caso di Apple e Facebook che offrono una polizza sanitaria che consente alle dipendenti il prelievo e la conservazione dei propri ovuli. Per i giganti della Silicon Valley questo darebbe la possibilità alle donne di gestire la propria gravidanza che potrebbe essere un ostacolo alla carriera. Massimiliano Menichetti ha sentito lo stesso prof. Gambino:

R. - Nel momento in cui si congela un ovulo significa anche che si sta mettendo in conto di governare in un momento successivo l’eventuale maternità. E questo la dice lunga sulle aspettative di un mercato tecnologicamente avanzato nei confronti dei propri lavoratori, che evidentemente vengono più intesi come forza lavoro che non come persone in carne e  ossa, che sono pronte, specie se donne, ad accogliere bambini. Qui c’è anche una buona dose di sudditanza delle lavoratrici verso queste proposte. E’ un orizzonte culturale veramente desolante.

D. – Un bonus, lo chiamano, al pari di un Centro massaggi o di un auto; ma qui parliamo di vita…

R. – Nel mondo del commercio, nel momento in cui si mette in conto che anche la maternità è un peso per l’azienda, diventa normale che venga reso ‘prodotto’, come se fosse appunto una qualsiasi altra occasione di svago. Sono non valori che effettivamente possono essere dirompenti, soprattutto verso i giovani, come proposta culturale.

D. – Il passo successivo è: sei giovane e non hai figli, quando sarai grande e deciderai di utilizzare il tuo ovulo, rivolgiti ad un’altra donna...

R. - Certo sullo sfondo c’è il tema della maternità surrogata, cioè a dire a questo punto questo “fastidio”, perché così sembra, della maternità, viene dato ad altri e si ha soltanto, chiavi in mano, il bambino una volta nato. E non solo, forse sullo sfondo c’è anche un altro ragionamento: la donna quando è giovane serve per lavorare in queste grandi multinazionali della tecnologia, quando comincia ad avere un’età un po’ più avanzata, diventa scarto.

D. – Il bambino dov’è in tutto questo?

R. – Il bambino è diventato un oggetto dei desideri più che una persona portatrice di diritti.

D . – Queste aziende arrivano a dare 4.000 dollari per la nascita di ogni figlio e 15 mila dollari, per chi ha bisogno di cure contro la sterilità. A fianco a questo, polizze come quella di cui stiamo parlando…

R. – C’è il marketing dietro, perché è chiaro che queste aziende non possono indirizzare tutto verso qualcosa che all’opinione pubblica può stonare, e quindi dall’altro lato fanno anche politiche di aiuto con riferimento alla famiglia, ma è talmente dirompente questa vicenda del congelamento degli ovuli che tutto passa in secondo piano.

D. – Lei afferma che potrebbe non essere casuale che questo accadimento sia legato ad aziende che di fatto promuovono nuove tecnologie, in che senso?

R. – Nel senso che i new media e comunque le tecnologie del digitale, le aziende che vi operano, talvolta, non sempre, sono molto deboli sul piano culturale, sul piano dei valori e sul piano delle tradizioni. Sono molto più legate al pragmatismo del 'fare', all’assecondare i bisogni istantanei e a volte anche i bisogni che non sono degni, come quello di cui abbiamo parlato. Dobbiamo auspicare che anche nel mondo di Internet vi sia cultura, cultura con la 'c' maiuscola, ispirata a valori legati alla persona.








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