2014-10-16 15:38:00

Immigrazione, parte Triton. Perego: si torna a tutela frontiere


Partirà il primo novembre Triton, l’operazione europea di pattugliamento del Mediterraneo. “Salvare vite umane”, ha detto il direttore esecutivo di Frontex, Gil Arias, “è una priorità assoluta, ma il mandato dell'Agenzia è quello di controllare le frontiere, non facciamo ricerca e soccorso". Intanto, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato che chiuderà Mare Nostrum, la missione della marina militare che in questi mesi ha salvato più di 100.000 persone. Maria Gabriella Lanza ha intervistato padre Camillo Ripamonti, presidente del centro Astalli: 

R. – Siamo preoccupati che l’operazione Triton affronti soltanto alcune delle problematiche dei salvataggi in mare, come invece l’operazione Mare Nostrum aveva fatto fin dall’inizio: cioè andare in acque internazionali anche ad accogliere quelle che erano le richieste di aiuto delle persone che stavano attraversando il mare per arrivare nel nostro Paese. L’obiettivo dell’agenzia Frontex è quello del controllo delle frontiere e non il salvataggio delle vite umane.

D.  – Quale potrebbe essere secondo lei una soluzione efficace?

R. – Non interrompere l’operazione Mare Nostrum che ha salvato effettivamente molte vite. L’obiettivo principale sarebbe quello di istituire canali umanitari per rendere totalmente sicuri i viaggi di queste persone.

D. – L’operazione “Triton” costerà quasi tre milioni di euro al mese e coinvolgerà 26 Paesi europei, le coste libiche però non verranno pattugliate, per questo Mare Nostrum resta essenziale come spiega mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes:

R. – Credo che l’abbandono dell’operazione Mare Nostrum, che è stata una grande operazione militare di pace e di accompagnamento nella logica della tutela e della protezione umanitaria di tante persone, desti una grande preoccupazione: dice che si ripetano ancora disagi e disastri.

D. – Un limite all’operazione Triton è che le navi si fermeranno a 30 miglia dalle coste italiane, cioè a 140 miglia più a nord dell’attuale pattugliamento condotto da Mare Nostrum…

R. – Perché la logica, ancora una volta, è un ritorno alla tutela e alla difesa delle frontiere e non invece a presidiare un Mediterraneo nel suo complesso per accompagnare le persone in fuga e persone che sono in difficoltà. La nostra preoccupazione nasce anche da questo fatto. Si ritorna a prima di Mare nostrum e si ritorna a considerare come dovere dell’Europa quello di presidiare i confini.








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