2014-10-17 12:40:00

Famiglia, inediti di Papa Wojtyla. Card. Comastri: Sinodo fondamentale


Capire l’importanza dell’ amore vero, quello che si consacra con il matrimonio, e si rinnova giorno dopo giorno all’interno della famiglia. E’ un cammino all’educazione verso l’amore, i due volumi “Sposi amici dello sposo“ e “Educare ad amare”, che raccolgono scritti inediti di Karol Wojtyla, presentati ieri pomeriggio a Roma al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. I testi, editi da Cantagalli, fanno parte della collana “Sentieri dell’ amore”, dedicata proprio al tema del  matrimonio e famiglia. Marina Tomarro ha intervistato  il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, intervenuto alla presentazione:

R. – Lo ha confessato lo stesso Giovanni Paolo II, che da giovanissimo sacerdote immediatamente capì che il tema dell’amore è fondamentale. Una società si qualifica in rapporto al tipo di amore che vive. E Giovanni Paolo II capì anche che la famiglia è il primo luogo in cui si fa l’esperienza dell’amore e se manca l’amore nelle famiglie, si spegne l’amore nel mondo. Ora, questa intuizione che Giovanni Paolo II ha avuto all’inizio del suo cammino sacerdotale, l’ha accompagnato per tutta la vita, al punto tale che Papa Francesco si può dire sia quasi stato costretto a dire: “Ma questo è il Papa della famiglia”. Allora, è bello che il Sinodo dei vescovi tenga conto di questa definizione che ha dato Papa Francesco e guardi all’insegnamento di Giovanni Paolo II proprio per trovare anche il cammino del Sinodo dei vescovi.

D. – Quanto è importante accompagnare anche i giovani nel cammino verso il matrimonio?

R. – Io credo sia decisivo l’accompagnamento al matrimonio e anche, dopo il matrimonio, l’accompagnamento delle giovani famiglie. Insisto sulla preparazione, perché molti giovani affrontano il matrimonio con una leggerezza impressionante. Il matrimonio è un impegno. Il matrimonio è una missione. E da come sono le famiglie, dipende anche la futura società. Nella lacerazione delle famiglie di oggi, quali piaghe, cioè quali ferite, si creano nel cuore dei figli? E questi figli che futuro avranno? Che società creeranno? Ecco, allora, quanto è importante prepararci alla famiglia. Bisogna davvero dedicare tempo e forze e anche gente qualificata, preparare i giovani alla famiglia, perché la società – diceva Leone XIII – è fatta da famiglie ed è come sono le famiglie. E’ verissimo.

D. – In che modo poter aiutare le famiglie attuali a superare i disagi, le difficoltà che incontrano nel loro cammino?

R. – Io credo che dobbiamo dedicare tanto tempo alle famiglie e, sicuramente, se nella famiglia c’è una grande fede allora si superano tutte le difficoltà. Io ricordo un particolare di una giovane coppia che ho sposato e di cui ho benedetto il matrimonio. Dopo il matrimonio ho regalato loro un crocifisso e ho detto: “Guardate, ogni giorno conservate questo crocifisso nella vostra casa e quando avete qualche momento di difficoltà guardatelo e dite ‘quello è l’amore’”. Sa cosa mi hanno detto dopo tanti anni: “Abbiamo avuto prove, difficoltà, ma molto spesso la sera abbiamo ripreso il crocifisso e ci siamo ricordati delle sue parole e, guardando Gesù, abbiamo superato le crisi”.

D. – Siamo ormai quasi alla conclusione del Sinodo, quali saranno le ripercussioni, secondo lei, sulla famiglia di oggi?

R. – Il primo frutto del Sinodo è questo: avere in qualche modo rimesso la famiglia al centro; avere detto alla società e al mondo - non solo alla Chiesa – “guardate, la famiglia è decisiva”. Per la qualità della società, dare più tempo alla famiglia, e questo sarà sicuramente a vantaggio di tutti.

D. – Oggi è l’anniversario di Giovanni Paolo II, nella sua salita al soglio di Pietro. Qual è il suo ricordo personale di questo Papa Santo ormai?

R. – Il primo aprile 2005 ebbi la gioia di entrare nella camera di Giovanni Paolo II e di vederlo, si può dire, sulla soglia della morte. Quello che ricordo di quel momento sono gli occhi. Vidi due occhi così sereni, che dentro di me dissi: “Ma questi occhi sembrano già due riflessi del Paradiso, una finestra aperta sul Paradiso”. Era sereno, perché sapeva che andava dal Signore. Ma era contento anche perché era convinto di avere vissuto bene la sua missione. E credo che alla fine della vita avere la consapevolezza di essere stati fedeli alla missione affidata dal Signore sia la gioia più grande che uno possa avere. Quegli occhi sereni di Giovanni Paolo II ci dicono: “Impegnate bene la vita, perché è un grande dono”.

All’incontro era presente anche il curatore dei due volumi, don Przemysław Kwiatkowski, docente presso il Pontificio istituto Giovanni Paolo II.  Il suo commento:

R. – Credo che i motivi siano almeno due. Il primo è quello dell’esperienza, non soltanto del contesto in cui viviamo, delle cose che possiamo guardare, della nostra esperienza umana, perché abbiamo un vivo bisogno di crescere, di essere educati nell’amore. L’esperienza, quindi, ci spinge a fare questo. L’altro motivo è che abbiamo una grande eredità di Giovanni Paolo II che, da un lato, ci sembra molto conosciuta e, dall’altro, è ancora tutta inesplorata. Bisogna quindi riscoprirla.

 D. – Qual è il messaggio che questi scritti vogliono trasmettere?

 R. – Il messaggio del primo volume, “Sposi, amici dello sposo”, è che il matrimonio dà la possibilità di partecipare all’amore divino. Questo, quindi, è il primo messaggio di un orizzonte così profondo, che noi spesso dimentichiamo. L’altro volume, “Educare ad amare”, è proprio sulla necessità di educare all’amore, ma anche sulla possibilità di viverlo.








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