2014-10-17 16:13:00

Terni, sciopero Ast. Il vescovo: aiuti senza lavoro sono elemosina


Sono migliaia i cittadini di Terni che hanno condiviso la protesta dei lavoratori delle acciaierie dell’Ast. Il lungo il corteo di protesta, con circa 10 mila persone, è stato organizzato nel giorno dello sciopero generale di otto ore, che di fatto ha bloccato la città. Sulla crisi che sta investendo migliaia di famiglie, Martina Boccalini ha chiesto un parere al vescovo di Terni, mons. Giuseppe Piemontese:

R. – Noi siamo rimasti veramente mortificati dal fallimento della trattativa tra azienda ThyssenKrupp e i sindacati, mediata dal governo. Si avevano molte speranze in questa trattativa. In questo momento c’è fermento da una parte e dall’altra: i sindacati hanno inteso proclamare questo sciopero proprio per ribadire l’attaccamento alle Acciaierie di Terni e la loro preoccupazione per i posti di lavoro e anche per il futuro della città.

D. – Lei ha rivolto la sua attenzione alle famiglie che stanno attraversando questo momento drammatico: ora occorre solidarietà...

R. – Le famiglie sono le più penalizzate in questa situazione, perché le Acciaierie – almeno nella prospettiva che c’era qualche anno fa – vivevano una relativa tranquillità, perché il prodotto di Terni è un prodotto richiesto. Quindi, le famiglie hanno fatto anche dei progetti riguardo al futuro per la propria famiglia, anche in riferimento ai figli e alla scuola dei proprie figli. Una interruzione brusca della posizione lavorativa veramente getterebbe sul lastrico le famiglie di questa zona. A questo punto, altre soluzioni a mio avviso non ci sono: la solidarietà senza il lavoro diventa un aiuto molto, molto relativo e parziale, quasi un’elemosina… Bisogna ridare dignità alle persone attraverso la promozione del lavoro, attraverso un vero piano industriale. Partiamo da un presupposto: nella nostra società non ci sono possono essere prese di posizione unilaterali, soprattutto quando è in essere un contratto, una relazione che dura da anni. Certamente, i mercati possono cambiare, possono mutare, ma ci sono alcune variabili però che andrebbero valutate in maniera più chiara ed evidente. Nella soluzione di questi problemi occorre dialogare veramente, mettendo al primo posto le persone, certamente anche il profitto, ma un profitto che non vada a scapito delle persone e sulla testa delle persone. I paletti posti dall’Europa un anno fa, quando si era venduta l’azienda, hanno creato – credo – malumori e disagi e rischiano di pagare un prezzo veramente molto alto, che significa la morte della città di Terni.

D. – Cosa si augura ora?

R. – Noi, la nostra solidarietà, la diamo soprattutto a chi è più debole e in questo caso certamente sono più deboli le famiglie, tenendo conto di tutte le esigenze in campo e non soltanto di alcune. Certamente, è un momento di crisi. Da parte nostra, incoraggiamo il dialogo e ciò che possiamo fare soprattutto è la preghiera e chiedere al Signore che illumini e rafforzi queste persone.








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