2014-10-17 13:26:00

Vertice Asem: Ucraina, non c'è ancora soluzione politica


"Il conflitto in Ucraina è ancora senza una soluzione politica". E' quanto ha sottolineato il presidente del Consiglio Ue, Van Rompuy, al termine degli incontri sull'Ucraina tenutisi oggi a Milano a margine dell'Asem, il vertice eurasiatico (Asia-Europe Meeting). C’è accordo solo sulla necessità di attuare il protocollo di Minsk ma restano “divergenze di vedute su vari aspetti”. Intanto, sul terreno continuano gli scontri con vittime. La crisi ucraina cattura tutta l’attenzione dei media a Milano ma in realtà il dibattito al centro del vertice Asem è sulle sfide importanti in termini di collaborazione tra Ue e Asia. Fausta Speranza ne ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri:

R. – Il discorso dell’Asia e dell’Europa è di un’importanza cruciale, perché ciò che è successo, in questi ultimi dieci o quindici anni, è un cambiamento epocale. L’Asia è diventata il terzo grande pilastro del sistema internazionale, dell’economia mondiale, quindi la collaborazione tra Europa – che già era da tempo un pilastro – e questo nuovo pilastro è fondamentale. Naturalmente è una collaborazione che presupporrebbe da parte dell’Europa una capacità di gestire un negoziato, di gestire una strategia come attore unitario, un’Unione Europea quindi fortemente coesa. Questo è il lato più debole, invece, di tutto l’incontro sulle potenzialità di scambio tra queste due aree, perché l’Europa era e rimane profondamente divisa e lo è ancora di più nel momento in cui, come sappiamo, è alle prese ancora nell’area dell’euro con una sua crisi. I Paesi europei sono molto più propensi a negoziare poi con i singoli Paesi dell’Asia o con la Cina, che ne rappresenta il grande pilastro, di quanto non siano interessati a sviluppare una strategia comune.

D. – La Russia, però, riesce a tenere banco: Putin catalizza l’attenzione ...

R. – La Russia tiene banco perché purtroppo il conflitto con l’Ucraina, come sappiamo, è un pericolo immediato.

D. – A questo primo piano politico di Putin quale piano economico della Russia corrisponde?

R. – Il piano economico è un piano in forte peggioramento. L’economia russa sta pagando fortemente, molto più di quanto non costino a noi, le sanzioni e anche una sorta di isolamento che è avvenuto a livello – non dimentichiamolo – finanziario. Quindi Putin è costretto in qualche maniera, comunque, a mostrare disponibilità nelle mediazioni. Per ora sono prime timidissime aperture, se non delle mosse tattiche, perché dietro, nella sostanza, concessioni vere non se ne sono viste e non se ne vedono. Ma naturalmente non dobbiamo illuderci, la partita è tutt’altro che risolta e le tensioni, ma soprattutto il braccio di ferro, andranno ancora avanti per lungo tempo. Dietro, infatti, ci sono delle mire da parte della Russia, che sono mire di medio periodo e sono mire dirette poi a scardinare quello che per noi rappresenta un ordine fondamentale, che è quello delle sovranità nazionali.

D. – A questo decimo vertice Asem l’Europa e l’Asia con quale stato di salute si sono rispettivamente presentate?

R. – Purtroppo lo stato di salute è simmetricamente opposto. L’Asia si presenta come un insieme di economie fortemente interdipendenti e integrate, che gode di una crescita e soprattutto di un processo di industrializzazione e ristrutturazione che va avanti ormai da moltissimi anni e che conosce qualche flessione ma registra comunque tassi di crescita che sono ‘n’ volte i tassi che riguardano invece un’area come quella dell’Europa. E l’Europa si presenta invece in una situazione ancora di forte debolezza, nel senso che – come abbiamo visto in questi giorni - basta poco a livello internazionale per vederci precipitare di nuovo in una situazione di turbolenza finanziaria. Ma, soprattutto, è l’economia reale in Europa che continua a soffrire fortemente. C’è un ristagno molto diffuso, soprattutto nella periferia dell’Europa. Le ricette non mancano - sono note, sono applicabili, economicamente sono anche testate – quello che manca è una volontà e capacità politica di metterle in atto. Questa è la divisione che in qualche maniera oggi, dal punto di vista politico, soprattutto sta spaccando il Nord dell’Europa dal Sud. E’ molto preoccupante, perché naturalmente, su una divisione di questo genere, non possiamo costruire un’Europa più forte, un’Europa in grado di dialogare con un grande polo continentale, come è diventato quello asiatico.








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