2014-10-18 13:36:00

Consegnati i Nobel missionari dedicati a Paolo VI


Sono stati consegnati presso la nostra emittente i riconoscimenti del Premio Cuore Amico, che da 24 anni identifica l’esemplare opera di evangelizzazione in favore dei poveri da parte di religiosi e laici. Da quest’anno – ha annunciato l’associazione – il premio sarà dedicato alla figura di Paolo VI. Il servizio di Roberta Barbi:

Lo chiamano “il Nobel dei missionari” e quest’anno è stato consegnato alla vigilia della Giornata missionaria mondiale e della Beatificazione di Paolo VI, al quale da quest’anno il riconoscimento sarà dedicato e in onore del quale la cerimonia di premiazione è stata spostata da Brescia a Roma. L’importanza che Papa Montini riconosceva al ruolo dei missionari è stata ricordata dal presidente della onlus Cuore Amico, don Armando Nolli, che rievoca le parole pronunciate dal prossimo Beato al ritorno dal suo viaggio apostolico in Uganda:

“Perché il Vangelo non si diffonde da sé? La fede deve essere portata, deve essere annunciata dalla viva voce, da persona a persona. Affinché il mistero d’amore e di salvezza da parte di Dio si diffonda nel mondo, è necessario il ministero di amore e di sacrificio dell’uomo che accetta l’incarico, il rischio, l’onore di comunicare quel mistero agli altri uomini: quell’uomo indispensabile è il missionario”.

A salutare Cuore Amico e a ricordare l’impegno missionario di Paolo VI in favore delle vittime di guerra, è intervenuto il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi:

“Un sentimento profondo di stima e anche di simpatia verso Cuore Amico per le due dimensioni: missionarietà e l’attenzione ai poveri. Due cose che stavano particolarmente a cuore a Paolo VI che ha fatto tanto per le missioni. Credo che uno degli aspetti meno conosciuti di Paolo VI è proprio questa attenzione ai poveri e quello che lui ha fatto per i poveri. Dobbiamo dire che aveva il genio dell’aiuto ai poveri”.

In passato Cuore Amico ha premiato personalità come Giovanni Paolo II, nel 1998, e Chiara Lubich l’anno successivo; quest’anno i riconoscimenti – che prevedono anche un premio in denaro a sostegno dell’attività missionaria – sono andati a padre Paolo Dall’Oglio, a suor Bruna Chiarini e al laico Giuseppe Tonello. Quest’ultimo, direttore generale del Fondo ecuadoriano Popolorum Progressio per l’impegno in favore di uno sviluppo sostenibile e possibile per l’Ecuador, ha commentato così la vittoria:

“Fare cose è abbastanza facile, basta averne i mezzi. Costruire persone è la sfida che noi abbiamo in questo momento: le persone sono già costruite, ma dobbiamo aiutarle a crescere. Il nostro slogan è ‘Investiamo in umanità’. In un tempo in cui si investe in azioni, nelle banche in materie prime, in terra, in Ecuador, investire in umanità è qualcosa fuori moda. Però noi siamo sicuri che se le persone crescono migliorano le famiglie”.

Suor Bruna è missionaria in Burundi e nei suoi 40 anni in Africa si è occupata della formazione dei catechisti e di insegnamento, ma da qualche tempo si dedica al reinserimento degli orfani di guerra nella società; uno dei compiti secondo lei fondamentali per un missionario:

“Il missionario va per annunciare la parola di Dio. È quello che ho fatto e sono convinta che la gloria di Dio è l’uomo rimesso in piedi e quindi il messaggio è un segno di speranza, non solo la speranza nell’aldilà, ma la speranza ancora qui. Quindi l’intervento è quello di dare speranza con gesti concreti e di speranza”.

Particolarmente toccante la testimonianza di Francesca Dall’Oglio, sorella del sacerdote di cui si sono perse le tracce in Siria oltre un anno fa e che ha ritirato il premio in sua vece:

“Lui purtroppo non è qui, non sappiamo nulla di lui, ma so che sarebbe felice di essere qui. E comunque gli giunge il nostro amore, la condivisione di questo incontro. Vorrei pregare per la pace in Medio Oriente e per tutti coloro che vivono situazioni di guerra”.








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