2014-10-18 12:51:00

Paolo VI (card. Grech): "Desiderava una Chiesa credente ma semplice"


Il cardinale maltese Prosper Grech, fondatore dell'Istituto Patristico Agostiniano, ricorda ai nostri microfoni quando, entrato in Vaticano nel 1962 come segretario del vicario generale del Vaticano e incaricato di aver cura della sacrestia del Papa, conobbe l'allora cardinale Montini. "Bisognava eleggere il successore di Giovanni XXIII, noi preparavamo gli altari per le messe individuali dei cardinali. L’ultimo giorno del conclave incontrai Montini. Mi chiese se fossi il confessore del conclave. "No vado a cercarlo", gli dissi. "Ma senta, non può confessarmi lei?", rispose. "Va bene, venga. Andammo nella Cappella Matilda, all’epoca. Dopo due ore ci fu la fumata bianca, che lo elesse nuovo Pontefice".

"Fu una sorpresa molto piacevole apprendere di questa elezione. E ora per me la sua beatificazione non è una sorpresa", commenta Grech. Noi all'epoca preparavamo l'altare per le messe che celebrava in S. Pietro. Ricordo che le sue omelie mi lasciavano allibito. Era così profondo che avrei voluto continuasse per un’altra mezzora. Paolo VI aveva una grandissima profondità spirituale e intellettuale, una grande serietà morale e apprezzavo moltissimo la chiarezza della sua dizione. Poi amava S. Agostino e, come agostiniano, me ne compiacevo, ovviamente".

"La chiusura del Concilio Vaticano II è stata certamente il tratto saliente del suo pontificato. A Paolo VI è capitato il peggior periodo della storia, il ’68. Per fortuna c’era appena stato il Concilio che con le sue aperture aveva dato un po’ di elasticità alla Chiesa per difendersi dalla rivoluzione dei valori che stava arrivando. Lui dovette pure contrastare la misinterpretazione del Concilio da parte di quei teologi, anche molte volte da parte dal clero, che credevano che con questa apertura ci si poteva permettere tutto. Per Moro poi, ha fatto tutto ciò che poteva. Lo ha rattristato molto qualla vicenda".

"Paolo VI desiderava una Chiesa credente ma semplice. Fu in fondo lui, con alcune rinunce anche formali, a iniziare, con gesti di rottura per quel tempo, quel processo di semplificazione che ora con Francesco vediamo ancora più esplicitato".








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