2014-10-19 14:29:00

Giornata Missionaria. P. Legnani: sfide e gioia della ‘Chiesa in uscita’


Si celebra oggi la Giornata missionaria mondiale che ricorda l’opera dei migliaia di missionari religiosi e laici nel portare la Parola di Cristo a tutti popoli del mondo. L’umanità ha infatti ancora grande bisogno di attingere alla Salvezza portata da Cristo e, come afferma Papa Francesco nel messaggio per giornata, “tutti i discepoli del Signore sono chiamati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione”. Marco Guerra ne ha parlato con padre Franco Legnani, rettore della casa del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) tornato in Italia lo scorso maggio dopo 20 anni di missione in Cambogia:

R. – Io ho lavorato in Cambogia per 20 anni e intorno a me c’erano tantissime persone che non conoscevano Gesù. Forse, addirittura, vedevano la Croce e non sapevano cos’era. Le mie comunità erano molto piccole: io parlo di 20, 30 persone. L’urgenza della missione c’è, eccome! Si tratta davvero di uscire, di camminare, consumare le suole, e non solo, magari i copertoni della moto, della bicicletta, proprio per incontrare la gente. Incontrare la gente con molto rispetto: certo che hai un messaggio che ti ha raggiunto, ti ha conquistato, però con estremo rispetto della gente, delle culture, delle sue storie. Forse passa tutto attraverso un volersi bene: un voler bene alla gente con cui tu lavori, a cui tu sei stato mandato.

D. – Il Santo Padre sottolinea molto la necessità della gioia del donarsi, quanto è importante portare il Vangelo con gioia?

R.  – E’ molto importante la gioia ma la gioia delle Beatitudini. Ed è davvero una grande domanda che io ho visto nel cuore di ogni persona, al di là della latitudine e longitudine in cui si trova, delle culture in cui è inserita. C’è davvero questa ricerca, direi, appassionata della gioia. E per me questa è una delle cose più belle che ha conquistato la mia vita e per cui ho deciso di seguire il Signore: questo Vangelo che dà gioia, che dà speranza, queste parole di Gesù che sono particolari. Oggi si parla molto di una ‘Chiesa in uscita’; allora, mi dico che questa gioia innanzitutto devo averla io dentro e nasce da questo uscire da me stesso per far posto all’uomo delle Beatitudini e per fare posto nel mio cuore agli altri.

D. – Come abbiamo visto l’umanità ha grande bisogno di attingere di nuovo alla Salvezza portata da Cristo e anche l’Occidente e l’Europa hanno bisogno di una nuova evangelizzazione: insomma, bisogna raggiungere anche le periferie delle anime accecate dalla società individualista, dal nichilismo…

R. – Innanzitutto io non parlo di nuova evangelizzazione. Parliamo di evangelizzazione, anche perché lo Spirito è presente, è sempre presente ed agisce sempre, anche nel ricco, in quello che apparentemente sembra più distante, più chiuso nella sua opulenza. La sfida è essere testimoni, testimoni di questo Vangelo, di questa gioia, perché penso che la testimonianza, una vita appassionata, conquistata da quest’uomo delle Beatitudini, poi è una vita che parla, che provoca. E questo vale sia per me come missionario, sia per la comunità. E spezzerei anche una lancia in favore di questo Occidente perché non è proprio così negativo. Le mie comunità in Cambogia sono cresciute anche per tutto il bene finanziario e non, anche a livello di preghiera, ricevuto da questo Occidente. Quindi è un Occidente che ha tanto di buono! Probabilmente bisogna aiutarlo a emergere, a farlo venire a galla, a farlo venire fuori.

D. – Che cosa significa trasmettere il Vangelo a una persona, far conoscere Cristo a una persona?

R.  – Portare la gioia, la vita - “Sono venuto perché voi abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza” - che è fatta poi di amore, di carità, è come un uccello che ha bisogno di due ali per volare, per spiccare il volo. Una delle due ali è questa gioia, questa vita, che innanzitutto ha conquistato te, e che tu porti, e l’altra è riviverla, cercare di metterla in pratica.








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