2014-10-20 18:49:00

Nuova catena di attentati in Iraq. Turchia e Usa in soccorso di Kobane


In Iraq, una nuova ondata di attentati a Kerbala, città santa per gli sciiti, ha provocato almeno 54 vittime. Sempre oggi, 11 persone sono rimaste uccise in seguito ad un attentato kamikaze avvenuto in una moschea, in un’area centrale di Baghdad. In Siria, intanto, si intensificano gli sforzi per aiutare la popolazione della città di Kobane, assediata dai miliziani dello Stato islamico. Amedeo Lomonaco:

In Iraq, Paese scosso oggi da una drammatica serie di attentati, le forze della coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti hanno nuovamente colpito postazione dei miliziani jihadisti. Le forze statunitensi, in coordinamento con le truppe di terra irachene, hanno condotto altri raid aerei, in diverse località, con l'aiuto della Francia e della Gran Bretagna. In Siria si registrano, intanto, due importanti mosse per cercare di fermare l’avanzata dei combattenti del sedicente Stato islamico. La Turchia ha concesso ai peshmerga curdi iracheni di attraversare il territorio turco per raggiungere la città siriana di Kobane, assediata dai miliziani. Gli Stati Uniti, che fino ad oggi si erano limitati a raid aerei, hanno fornito per la prima volta armi, munizioni e medicine ai peshmerga, che difendono l’enclave curda in territorio siriano.

In un Paese ancora devastato dalla guerra civile, il flusso di armi destinate alle forze curde che combattono contro i miliziani dell’autoproclamato Stato islamico, appare tutt’altro che risolutivo. E’ quanto conferma, al microfono di Gabriella Ceraso, il padre gesuita Ghassan Sahoui, raggiunto telefonicamente ad Aleppo:

R. – L’Isis cerca di attaccare i villaggi curdi. Sono curdi quelli che arrivano ad Aleppo, profughi che chiedono di essere accolti e si chiedono perché vivono così, fino a quando e perché non ci sono aiuti…

D. – A proposito degli aiuti, finora l’intervento internazionale sembra essere stato quello di fornire armi ma non è questo che serve. Voi che lo vivete lo potete confermare?

R. – Certamente, ci vuole di più, ci vuole un impegno politico su tanti fronti. Non sono le armi che risolvono tutti i problemi.

D. – Il Papa oggi ha parlato di "terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili", in cui si è persa completamente di vista "la dignità dell’uomo"…

R. – Purtroppo è una questione morale difficile quella che viviamo, viviamo una violenza quasi senza limiti. Viviamo in un mondo che non rispetta l’altro, con le sue differenze: se non sei con me, devi essere contro di me.

D. – Vogliamo ribadire che volto ha oggi la Siria: è l’immagine di un Paese sofferente, in guerra? Come lo descriverebbe?

R.  – Malgrado tutte le difficoltà che incontriamo e la miseria piscologica, morale della popolazione, sono contento di vedere tante iniziative di solidarietà e di vedere anche che c’è un’amicizia che fa incontrare le persone nella sofferenza. Insieme, proviamo a confrontarci su questa situazione per salvare l’uomo. Quando c’è la morte - e ci è vicino ogni giorno, quando affrontiamo colpi di mortaio e altro -, la gente cerca l’essenziale, esce dalla superficialità. In questo senso, questa crisi può aiutare l’uomo ad andare fino in fondo al senso della vita.








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