2014-10-20 12:54:00

Mons. Auza all'Onu su bambini, clima e cooperazione internazionale


Mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, è intervenuto nuovamente alla 69.ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. Diversi i temi in discussione dalla condizione dei bambini al clima e alla cooperazione internazionale. Ce ne parla Benedetta Capelli:

Negli ultimi anni quasi tre milioni di bambini sono rimasti uccisi nei conflitti armati; sei milioni sono quelli che, in conseguenza delle guerre, sono diventati disabili; decine di migliaia i piccoli mutilati dalle mine antiuomo. E’ lo scenario disegnato da mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, che ha ricordato come i passi avanti per migliorare la mortalità infantile o l’accesso al cibo, all’acqua e all’istruzione siano sempre vanificati dai conflitti. Il presule ha inoltre posto l’attenzione anche sui bambini ai quali viene negato il diritto alla vita a causa del loro sesso o per sospetta disabilità. Ci sono poi quelli che soffrono per mancanza di cibo, di medicine o quanti sono venduti a trafficanti, sfruttati sessualmente, reclutati come soldati o impiegati in lavori debilitanti. “Eliminare la violenza contro i bambini – ha dichiarato mons. Auza - richiede che gli Stati, i governi, la società civile e le comunità religiose sostengano la famiglia”, da qui l’invito della Santa Sede a favorire le iniziative e le attività che favoriscano la promozione e la tutela dei diritti dei minori. Infine è stata accolta con favore la designazione dei premi Nobel per la pace all’indiano Kailash Satyarthi e alla pachistana Malala Yousafzay, entrambi impegnati nella difesa dei più piccoli.

Nel suo intervento sullo sviluppo sostenibile ed i cambiamenti climatici, mons. Auza ha ribadito che la Santa Sede riconosce come urgenti due sfide da cogliere al più presto: lo sradicamento della povertà e la sostenibilità ambientale. Il presule ha sottolineato che i cambiamenti climatici, dovuti principalmente alle emissioni dei gas serra da parte delle società più industrializzate, sono una minaccia per i Paesi poveri. “E’ per questo – ha affermato - che la Santa Sede ritiene che i cambiamenti climatici non sono solo una questione ambientale ma anche una questione di giustizia”, pertanto si potrebbe procedere mettendo a disposizione dei Paesi più in difficoltà le migliori tecnologie. Un particolare accento è stato poi posto sulla “responsabilità di proteggere” perché si tratta di proteggere il pianeta e dunque la famiglia umana come, più volte, Papa Francesco ha invitato a fare, esortando a cambiare particolari stili di vita e comportamenti che potrebbero danneggiare il Creato. “Il mondo è diventato un villaggio – ha affermato mons. Auza – così dobbiamo diventare sempre più consapevoli di questa responsabilità reciproca e comune” soprattutto per le generazioni future.

Ed un richiamo alla responsabilità è stato espresso anche nell’intervento dell’osservatore permanente sulla cooperazione internazionale riguardo all’uso pacifico dello spazio. “La Santa Sede – ha affermato mons. Auza - ritiene che la fede è in grado di ampliare e arricchire gli orizzonti della ragione pertanto gioisce nel meraviglioso progresso della scienza”. Così gli Stati sono chiamati a collaborare per assicurare che “i frutti di questi progressi” siano a beneficio dei poveri di tutto il mondo e che non diventino causa di nuove diseguaglianze economiche e sociali. Per il bene comune allora è necessario garantire l’uso pacifico dello spazio anche attraverso l’adozione di una condotta che aiuti a prevenire la corsa agli armamenti evitando così una nuova, grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Secondo mons. Auza, è utile l’uso dei satelliti nel monitoraggio della salute degli oceani e delle foreste allo stesso tempo bisogna fare attenzione perché lo sviluppo di questa tecnologia “non diventi uno strumento di dominio e un veicolo per imporre determinate culture e valori sugli altri”. “E’ convinzione della Santa Sede – ha concluso mons. Auza – che noi siamo amministratori temporanei del Creato, con la responsabilità non scritta ma moralmente impegnativa per preservarlo a vantaggio delle generazioni future”.








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