2014-10-20 14:14:00

Vescovi Usa: sostegno alla Chiesa del Congo contro riforma costituzione


I vescovi degli Stati Uniti ribadiscono l’impegno a collaborare con la Casa Bianca “per promuovere la pace e la prosperità del popolo della Repubblica Democratica del Congo (Rdc)”. Così si conclude la lettera inviata nei giorni scorsi da mons. Richard E. Pates, presidente della Commissione episcopale per la giustizia e la pace internazionale, all’Ambasciatore Russ Feingold, Inviato speciale di Washington nella Regione dei Grandi Laghi.

Alla missiva è allegata la recente lettera pastorale della Conferenza episcopale congolese (Cenco) in cui i vescovi del Paese africano avevano ribadito la loro opposizione alla riforma dell’articolo 220 della Costituzione che stabilisce, tra l’altro, che “il numero e la durata dei mandati del Presidente della Repubblica non possono essere oggetto di alcuna riforma costituzionale”.

Un eventuale emendamento costituzionale permetterebbe di aumentare a tre, invece che due, i mandati del Capo dello Stato, consentendo così al Presidente Joseph Kabila, di ricandidarsi alle elezioni del 2016. Secondo la Cenco la riforma sarebbe una “marcia indietro lungo il cammino per la costruzione della nostra democrazia e rischia di compromettere gravemente il futuro armonioso della Nazione”. Di qui opposizione alla riforma espressa nuovamente nel messaggio diffuso lo scorso settembre, mentre i vescovi congolesi si trovavano a Roma per la loro visita ad limina.

Nella sua lettera mons. Pates invita l’ambasciatore Feingold a tenere presente tale posizione nella definizione delle politiche dell’Amministrazione americana verso la Repubblica Democratica del Congo in vista dell’importante appuntamento elettorale del 2016: “Il mio auspicio – si legge - è che possiate trovare il modo per sostenere gli sforzi della Chiesa volti ad assicurare che il Governo della Rdc si impegni per il bene comune”.

Le critiche alla proposta di revisione costituzionale dei vescovi congolesi, che non hanno mai mancato in questi anni di fare sentire la loro voce per denunciare gli abusi e le violenze del potere, ha suscitato un vivace dibattito nel Paese, degenerato nei giorni scorsi anche in aggressioni contro sacerdoti e religiosi.
(A cura di Lisa Zengarini)








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