Mettere in campo maggiori sforzi per promuovere i diritti dei popoli indigeni in molte parti del mondo ed evitare ogni discriminazione. Lo ha affermato l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto ieri a New York nell’ambito della 69.ma Assemblea generale dell'Onu. Il servizio di Paolo Ondarza:
Molto resta ancora da fare nella salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei popoli indigeni in varie parti del mondo. Per questo mons. Auza chiede all’Assemblea generale delle Nazioni Unite maggiori sforzi a livello internazionale, nazionale e locale nella definizione di politiche di sviluppo che coinvolgano veramente tali popolazioni rispettandone identità e culture specifiche.
“La Santa Sede – spiega il presule – è convinta che nessuna discriminazione basata su razza, sesso, religione o etnia dovrebbe essere tollerata: dunque accoglie con favore gli sforzi nei vari Paesi volti a promuovere una piena ed effettiva partecipazione dei popoli indigeni al processo decisionale, in particolare per le questioni che li riguardano”. “Promuovere la specificità e le culture indigene – spiega mons. Auza – non significa tornare al passato. Anzi, vuol dire favorire il diritto di questi popoli ad andare avanti, guidati dai loro valori custoditi nel tempo, come il rispetto per la vita e la dignità umana”.
La globalizzazione, l’industrializzazione e l’urbanizzazione – avverte il presule – non devono schiacciare questi valori. I popoli indigeni hanno, come ogni persona o nazione, la prerogativa di veder riconosciuto il diritto allo sviluppo nel rispetto dei loro valori e identità. Inoltre – evidenzia mons. Auza – essi devono avere voce in capitolo circa il proprio sviluppo e va dunque evitata la tendenza a imporre politiche per loro inaccettabili senza che vi partecipino attivamente. Tutto ciò – avverte l’Osservatore permanente della Santa Sede – potrebbe fare più male che bene.
La raccomandazione è quindi a evitare di far loro riferimento solo o principalmente per l’aspetto del folklore. Inoltre, mons. Auza raccomanda leggi giuste per regolare i rapporti tra i popoli indigeni e le industrie estrattive che operano nelle loro terre di origine, le quali hanno spesso un grande valore culturale e ambientale.
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