2014-10-22 14:51:00

Burkina Faso, proteste per il referendum costituzionale


Centinaia di persone sono scese in piazze nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, per protestare contro il referendum che permetterebbe al capo dello Stato, Blaise Compaoré, di restare al potere. Secondo la Costituzione, il presidente può essere riconfermato solo per due mandati. Nel caso vincessero i "sì", Compaoré potrebbe essere riconferamto alla guida del Paese. Maria Gabriella Lanza ha intervistato Anna Bono, docente di storia dei Paesi e delle istituzioni africane all’Università di Torino:

R. – Il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, non intende rinunciare alla propria carica, ma dovrebbe farlo in base alla Costituzione vigente perché è al potere dal 1987 ed è già stato riconfermato due volte alla carica. La Costituzione attuale prevede che questo sia il limite. La decisione quindi di indire un referendum costituzionale, che il governo propone e presenta come un atto di democrazia – “affidiamo ai cittadini il compito di decidere se modificare la Costituzione…” – in realtà è un modo di violare la Costituzione e mantenere il potere.

D. – Centinaia di persone sono scese in piazza nella capitale contro questo referendum…

R. – Può darsi che sia un segnale di successive mobilitazioni. Il problema in Burkina Faso è la comprensibile reticenza della popolazione a esporsi, perché la repressione può essere molto dura, determinata e spietata. D’altra parte, l’opposizione è da anni che sta cercando di sensibilizzare la popolazione e di indurla a protestare e non soltanto tramite il voto, quando è possibile, ma anche scendendo in piazza e manifestando la propria contrarietà nei confronti del governo.

D. – Il presidente del Burkina Faso è da quasi 30 anni al potere, ma il Paese è uno dei più poveri in Africa…

R. – I dati parlano chiaro! La popolazione continua a vivere in condizioni di povertà, anche estrema e con enorme difficoltà sia nei centri urbani, dove la mancanza di lavoro trasforma molte persone – soprattutto i giovani – in masse di disperati senza futuro. Sia nelle campagne, dove l’arretratezza, la mancanza di infrastrutture e il fatto che la maggior parte delle famiglie continuino a coltivare la terra con strumenti inadeguati, rende la povertà, la malnutrizione e quindi anche le malattie una minaccia costante.








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