2014-10-22 14:08:00

Gas: slitta l'accordo tra Russia e Ucraina


Tutto rimandato al 29 ottobre. È stato infatti fissato per mercoledì prossimo a Bruxelles il nuovo incontro tra Unione Europea, Russia e Ucraina sulla questione del gas. I colloqui di ieri infatti non hanno portato a un accordo definitivo tra Mosca e Kiev sul cosiddetto "pacchetto inverno", cioè le forniture russe all’Ucraina. I nodi, secondo la stampa internazionale, rimangono legati ai soldi che Kiev di fatto non ha – ma che sono necessari per pagare Gazprom – e ai timori ucraini che il colosso energetico russo possa non rispettare gli impegni vincolanti sottoscritti. Fin qui, comunque, un’intesa sarebbe stata raggiunta sul debito per le forniture pregresse e sul prezzo di quelle nuove. Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Mosca Riccardo Mario Cucciolla, studioso di Asia centrale per l’Istituto di studi avanzati di Lucca:

R. – Purtroppo, è saltato l’ennesimo round negoziale tra Ucraina, Russia ed Unione Europea, un negoziato che interessa non soltanto le forniture di gas verso l’Ucraina, ma anche quelle dirette verso l’Europa, soprattutto l’Europa centrale – pensiamo a Paesi molto interessati, come la Germania. Noi dobbiamo tenere distinta la questione del gas dal conflitto attualmente presente nel Donbass, perché la questione del gas tra Ucraina e Russia in realtà è un fatto ormai storico, che va avanti da più di un decennio. La questione fondamentalmente è la seguente: gli ucraini non accettano di pagare a un prezzo di mercato il gas russo. Non l’hanno mai fatto precedentemente, almeno finché l’Ucraina non ha deciso di essere, anche politicamente, indipendente e staccata rispetto al Cremlino, durante la cosiddetta "Rivoluzione arancione". In quel momento, i russi hanno chiesto di pagare il gas al prezzo di mercato. Comunque, nel corso degli ultimi negoziati – ad esempio di quelli dell’Asem a Milano – si erano presi degli accordi di massima molto importanti, perché ci si impegnava a definire una sorta di accordo quadro per le forniture verso l’Ucraina fino a marzo. La domanda ucraina di gas naturale russo è stimata per quattro miliardi di metri cubi. Il punto su cui non riescono a trovare un accordo è sui termini di pagamento. I russi, infatti, pretendono un pagamento anticipato delle rate. Tutto ciò deriva dal fatto che l’Ucraina ha accumulato un fortissimo debito nei confronti della Russia.

D. – Le autorità di Kiev hanno chiesto a Bruxelles un nuovo prestito da 2 miliardi di euro. Basteranno per poi concludere l’accordo?

R. – Potrebbero bastare, ma lo stesso ministro dell’Energia russo, Aleksandr Novak, si è mostrato contrario ad una possibile intermediazione delle istituzioni europee. E’ stato lo stesso Novak che ha proposto, ad esempio, l’idea di un prestito da parte del Fondo monetario internazionale o della Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo o di possibili altre istituzioni internazionali.

D. – Al di là del conflitto, per il controllo delle regioni orientali ucraine, perché la questione del gas ciclicamente ritorna ed è al centro delle tensioni tra Russia ed Ucraina?

R. – Quando Kiev e Mosca sono di comune accordo e fondamentalmente Kiev ritorna nella ex orbita di influenza del Cremlino, Kiev riesce ad ottenere dei prezzi molto più vantaggiosi rispetto a quelli di un regime di totale indipendenza o, comunque, di un momento in cui politicamente sembra affacciarsi più verso l’Occidente. Il gas, quindi, è un’arma politica formidabile, ma contingente, non direttamente ricollegata alle questioni appunto del Donbass e che continuerà probabilmente a ripresentarsi.








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