2014-10-25 07:25:00

Chiese orientali: vescovi di 20 Paesi a Leopoli


È stato sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyè, ad aprire, venerdì, l’annuale incontro dei gerarchi cattolici orientali d’Europa, organizzato a Leopoli dalla Chiesa greco-cattolica Ucraina con il patrocinio del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). 45 i vescovi presenti, provenienti da 20 Paesi del continente europeo. Il meeting proseguirà fino a domenica sul tema “Il ruolo e la missione delle Chiese orientali oggi in Europa”.

Shevchuk - riferisce l'agenzia Sir - ha ricordato la “felice ricorrenza dell’incontro” che si svolge in Ucraina in occasione del 25mo anniversario della legalizzazione della Chiesa greco-cattolica del Paese. Successivamente ha preso la parola, mons. Thomas Edward Gullickson, nunzio apostolico in Ucraina, il quale - riferisce una nota Ccee - ha voluto sottolineare come “il Papa e io, il suo rappresentante, siamo convinti che soprattutto il ruolo dei vescovi orientali nell’universo cattolico va riconosciuto e confermato”.

Riguardo al tema dell’ecumenismo - il tema del contributo delle Chiese orientali cattoliche al cammino ecumenico sarà affrontata nel corso dell’incontro - l’arcivescovo americano ha affermato: “Il Concilio Vaticano II segnalava un punto di arrivo in un processo secolare, un cammino molto sofferto per le Chiese orientali. Allo stesso tempo si trattava di un punto di partenza che solo ora, dopo cinquant’anni, si rivela sempre più importante per ricomporre l’unità della sua Chiesa come voluta da Cristo-Dio”.

In apertura dei lavori è intervenuto anche mons. Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo latino di Leopoli, che ha portato il “saluto fraterno” della Chiesa di rito latino particolarmente presente in questa parte del territorio ucraino.

Nel suo intervento mons. Dimitrios Salachas, esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, ripercorrendo il ruolo e la missione di tali comunità nel movimento ecumenico prima e dopo il Concilio Vaticano II, ha mostrato come quest’ultime hanno contribuito a “l’approfondimento e alla rielaborazione dell’ecclesiologia cattolica nei riguardi delle altre Chiese e comunità ecclesiali, particolarmente facendo conoscere prima del Vaticano II nel cattolicesimo occidentale i tesori delle Chiese ortodosse e il loro patrimonio”. L’esarca ha quindi esortato i confratelli “malgrado le difficoltà, le ostilità e polemiche che subiscono e affrontano in vari Paesi nei rapporti con le Chiese ortodosse” a un forte impegno ecumenico.

Dal canto suo il vescovo rumeno di Oradea-Mare, mons. Virgil Bercea ha affermato che “il cristianesimo non deve ritirarsi nell’ambito privato della religiosità individuale, ma deve essere attivo nel difendere i valori morali, la sacralità della vita, essendo chiamato a lottare contro le deviazioni del mondo contemporaneo che colpiscono la dignità umana e vanno contro il piano di Dio”. (R.P.)








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