2014-10-26 10:38:00

Tunisia al voto per il rinnovo del Parlamento: 90 partiti in lizza


Oggi la Tunisia alle urne per il rinnovo del Parlamento. Quasi 5 milioni i tunisini chiamati ad esprimere la loro preferenza per eleggere i 217 membri dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo, scegliendo tra 90 partiti in lizza e 1500 liste. Il Paese nordafricano, che per primo visse tra il 2010 e il 2011 i rivolgimenti della “primavera araba” con la destituzione del presidente Ben Alì, è adesso alle prese con un complicato processo di stabilizzazione. Ennahda, il partito al potere, che si ispira ad un Islam moderato, costituisce per ora un baluardo importante contro il jihadismo. Su questi aspetti, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto dell’area nordafricana:

R. - Sicuramente c’è una società un po’ disincantata, dopo le speranze dell’inizio della cosiddetta “primavera araba”. Ci sono stati, nell’ultimo mese di campagna elettorale, degli episodi e delle tensioni, ma sostanzialmente non ci si aspettano dei grandi cambiamenti da queste elezioni e non si vedono partiti in grado di mantenere tutto ciò che durante la campagna elettorale è stato detto.

D. - Il Partito Ennahda, che si ispira ad un Islam moderato - e che secondo i sondaggi dovrebbe riconfermarsi alla guida del Paese - potrebbe costituire un ostacolo efficace all’arrivo, anche in Tunisia, del fondamentalismo jihadista?

R. - Sicuramente Ennahda si pone su un altro crinale del fondamentalismo: è un fondamentalismo che ha fatto la scelta del Parlamento e anche di governo. Naturalmente le tensioni, che già nella precedente esperienza di Ennahda ha fatto nascere, hanno fatto sì che un fondamentalismo terrorista, anche se sottotraccia, si sia sviluppato all’interno del Paese, grazie anche al fatto che nella vicina Libia c’era la dissoluzione del regime di Gheddafi e quindi ci sono stati dei passaggi di terroristi da un Paese all’altro. Questo costituisce oggi per la Tunisia uno dei grossi problemi per il proprio futuro.

D. - Di fronte alla crisi innescata dall’avanzata dello Stato Islamico in Iraq e Siria, la Comunità internazione potrebbe chiedere l’apporto di Paesi arabi e tra questi proprio la Tunisia?

R. - Credo che in questo momento la Tunisia, pur con la sua fragilità istituzionale - vedremo anche tra un mese, quando ci sarà il 23 di novembre il primo turno per le elezioni presidenziali - sia certamente un baluardo contro la diffusione della jihad e del terrorismo. Non so se il Paese sia in grado oggi di impegnarsi oltre, al di là di una diplomazia così attiva, per fermare eventuali attentati terroristici che si dovessero svolgere altrove o anche nella stessa vicina Libia. Credo che la Tunisia abbia in questo momento soprattutto l’interesse a uscire dalla crisi sociale ed economica che l’accompagna da diversi anni.








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