2014-10-30 16:34:00

Croce Rossa: insostenibile la situazione dei profughi siriani in Libano


La guerra in Siria i primi peshmerga curdi sono entrati nella città al confine con la Turchia di Kobane praticamente in mano ai miliziani dell’Is. Il conflitto   sta avendo conseguenze devastanti sul piano umanitario. Oltre 10 milioni i profughi interni ed esterni al Paese anche a causa della guerra civile tutt’ora in corso, 3 milioni gli sfollati ospitati in  Libano e Turchia. Martina Boccalini ha raggiunto tele fonicamente a Beirut Tommaso della Longa, portavoce della federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per la crisi siriana.

R. - Dalla Siria arrivano intere famiglie. Le storie sono tantissime e quello che più colpisce sono gli occhi dei bambini: nei loro sogni c’è il ritorno a casa il primo possibile e poi questo racconto del suono orribile delle bombe, dei corpi delle persone uccise in mezzo alla strada, dei loro amici che non hanno più…

D. – Di cosa hanno bisogno queste persone?

R. - Le priorità sono legate all’arrivo dell’inverno e al cibo: queste sono priorità comuni sia all’interno della Siria, sia in tutte le nazioni confinanti. In questo momento stiamo lanciando un appello a tutti i donatori a livello internazionale, perché quello che bisogna capire è che, nel giro di poche settimane, qui arriverà un freddo intenso e molto probabilmente anche la neve.

D. – Qual è la reazione dei libanesi alla presenza dei profughi?

R. - Bisogna capire che la crisi siriana sta entrando nel quarto anno di conflitto armato; che è una crisi che drammaticamente andrà avanti per altri anni ancora; e che è una crisi che, se anche finisse oggi, anche se non ci fossero più ostilità, avrebbe delle ripercussioni che durerebbero anni! Le nazioni circostanti hanno aperto le frontiere, hanno fatto entrare i profughi. Ovviamente in Paesi come la Giordania o il Libano, che sono nazioni piccole e che non hanno - ad esempio - grandi risorse di acqua o grandi risorse energetiche, i siriani vengono visti in qualche modo come persone che “rubano” opportunità. Proprio per questo stiamo lavorando molto con le comunità locali, attraverso una serie di progetti, cercando di lavorare proprio sul ruolo della comunità locale e su come questi profughi possano essere accettati dalle comunità locali, cercando così di abbassare il livello di tensione. Tra tutti gli auspici, quello più bello sarebbe poter vedere la fine di questo orribile conflitto che ha visto anche, tra l’altro, 45 nostri volontari uccisi in Siria. Forse quello che servirebbe soprattutto in questo momento è una presa di coscienza della Comunità internazionale su quello che sta continuando a succedere, settimana dopo settimana, non dimenticando tutti i siriani sia all’interno della Siria, sia fuori dalla Siria, e continuando a mantenere un livello di attenzione politico, diplomatico e anche di donazioni per far in modo che le organizzazioni umanitarie - come la nostra, ma come anche tutte le altre agenzie umanitarie - possano continuare a portare l’aiuto a chi ne ha bisogno.








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