2014-10-30 11:36:00

Mons. Auza: c'è chi vuole limitare la libertà di coscienza


Il rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale, l'abolizione della pena di morte, la libertà religiosa e di coscienza, sempre più a rischio: sono questi i temi al centro del discorso dell’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, mons. Bernardito Auza, intervenuto al Palazzo di Vetro di New York per la 69.ma sessione dell’Assemblea generale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Mons. Bernardito Auza, ricordando che il diritto alla vita deve essere tutelato in tutte le sue fasi - dal concepimento alla morte naturale - esprime soddisfazione per “la riduzione negli ultimi due anni, in tutto il mondo, del ricorso alla pena di morte”. “È impossibile immaginare – ha detto il presule citando le parole di Papa Francesco - che oggi gli Stati non possano disporre di un altro mezzo che non sia la pena capitale per difendere dall’aggressore ingiusto la vita di altre persone”. Ricordando che il Pontefice chiede anche l’abolizione dell’ergastolo, definita una “pena di morte nascosta”, mons. Auza ha aggiunto che il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione continua a confrontarsi, in tutto il mondo, con sfide rilevanti. In alcune regioni – ha spiegato il presule – “le violazioni contro la libertà religiosa si sono moltiplicate e intensificate nella loro brutalità, in particolare nei confronti delle minoranze religiose”. Si tratta - ha aggiunto - di evidenti violazioni dei diritti umani fondamentali.  In altre parti del mondo - ha osservato - alla libertà religiosa si contrappongono ostacoli giuridici e, in alcune società, anche comportamenti discriminatori. Alcune autorità – ha detto mons. Bernardito Auza – cercano di restringere la dimensione religiosa alla sfera privata imponendo obblighi di legge, in conflitto con la coscienza personale e il credo religioso. “Un mondo che rispetti veramente la libertà religiosa - ha aggiunto - deve andare oltre la semplice tolleranza”. Tutti hanno il diritto a praticare la loro fede individualmente o in comunità, in pubblico e in privato, e anche quello di cambiare la propria religione.

Il tema dell’agricoltura è stato inoltre al centro di un altro discorso, pronunciato dall’osservatore permanente in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Discutere di sviluppo agricolo, sicurezza alimentare e nutrizione – ha affermato il presule – non deve tradursi in “un annuale esercizio di routine” ma deve invece essere l’occasione per diventare un'eco del grido di centinaia di milioni di persone che nel mondo soffrono di fame cronica. Un’occasione anche per ricordare il paradosso che, mentre molti muoiono di fame, “ogni giorno viene sprecata un’enorme quantità di cibo”. Sradicare la piaga della fame non è solo uno degli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite, ma “un imperativo morale”. I costi umani e socio-economici della fame e della malnutrizione – ha concluso - sono enormi. Non ci dovrebbe essere una priorità più grande dell’eliminazione della fame e della malnutrizione nel mondo.








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