2014-10-31 14:41:00

Burkina Faso: il presidente Compaoré annuncia le dimissioni


Ancora forti tensioni oggi nella capitale del Burkina Faso, dopo che nella notte il capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Traorè, ha preso il potere. E’ di poco fa la notizia che il presidente Blaise Compaoré ha annunciato di volersi dimettere e di auspicare “elezioni libere e trasparenti” entro 90 giorni. Le opposizioni, in rivolta da 4 giorni, erano giunte, questa notte ad incendiare alcuni dei palazzi governativi per protestare contro la riforma costituzionale che il presidente aveva avviato per prolungare il suo mandato. Il servizio di Elvira Ragosta:

Annuncia di voler lasciare il presidente del Burkina Faso, Compaorè, nel quarto giorno di proteste contro di lui. Questa mattina decine di migliaia di manifestanti, secondo fonti locali, sono scesi in piazza. La maggior parte degli oppositori si sarebbe concentrata davanti alla sede dello Stato maggiore di difesa, il cui capo, il generale Traoré, da questa notte ha preso il potere. Contro di lui, l’accusa di essere troppo vicino al presidente, mentre i manifestanti chiedono a gran voce che la fase di delicata transizione sia retta dall’ex ministro della Difesa, il generale in pensione Lougué. Sull’argomento abbiamo intervistato Gianpaolo Calchi Novati, docente di Storia dell’Africa e Direttore del Programma Africa dell’Ispi:

R. - C’è una certa ambiguità nel ruolo dei militari nel Burkina Faso, perché è stato un colpo di Stato militare, anni fa, ad aver portato addirittura alla creazione di questo nome dello Stato, che una volta si chiamava Alto Volta, e all’inaugurazione di un regime che fu molto popolare, con alla testa un militare, Thomas Sankara, che poi è stato assassinato in condizioni misteriose, probabilmente con responsabilità dell’attuale presidente. Dunque i militari non sono necessariamente dei complottisti contro le istituzioni, ma possono essere l’ossatura di un mutamento politico. Questo a livello di immagine popolare è quasi di speranza da parte della popolazione.

D. - La situazione è in evoluzione continua, che prospettive si possono aprire per il Paese?

R. - La vera prospettiva è come verrà percepito dai Paesi africani questo intervento, che non si capisce se voglia semplicemente parare l’emergenza oppure prendere il potere. Queste strade sono aperte e non solo a livello interno, ma anche sul piano continentale.

D. - A proposito, in questa crisi politica, quando possono pesare i rapporti del Burkina Faso con i Paesi confinanti, come il Mali e il Niger?

R. - Molto! Compaoré veniva percepito dalle forze politiche - diciamo - antiradicali, per non usare la parola moderate, e dagli stessi Paesi occidentali come un elemento di moderazione appunto e di mantenimento di un certo ordine in una fase di grossa destabilizzazione dell’intera regione. Compaoré fu perfino nominato mediatore nella crisi del Mali, perché di esso si fidavano sia l’Unione Africana che l’Onu, che le potenze occidentali. Siccome c’è in tutta la regione questa tensione fra elementi - diciamo - jihadisti, spesso collegati con varie forme di mafie e di criminalità generale, non politica, questo peso della situazione regionale inevitabilmente va ad influire sul Burkina Faso sia come possibile movente della crisi, sia come possibile movente di un intervento militare che risolva - attraverso l’uso della forza - la possibile destabilizzazione del Paese. 








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