2014-10-31 19:20:00

Golpe in Burkina Faso. Compaorè lascia presidenza


Alta tensione in Bukina Faso. Dopo le dimissioni del presidente Blaise Compaorè seguite alle proteste per bloccare la sua candidatura alle elezioni del 2015, il l capo dell'esercito Traorè si è autoproclamato presidente del Paese. Compaorè, al potere da  27 anni, ha lasciato la capitale Ouagadougou per il sud del Paese. Paolo Ondarza:

Il Burkina Faso è nel caos. Dopo i violenti scontri delle ultime ore con 30 morti e 100 feriti, edifici governativi dati alle fiamme, lo scioglimento di Governo e Parlamento,   il presidente  Compaore è stato costretto a lasciare e ha annunciato elezioni "libere e trasparenti" entro 90 giorni. Il generale dell’esercito Traoré, ha già assunto la sua funzione parlando di un azione  conforme alla costituzione,  ma è considerato un uomo di Compaorè e quindi avversato da centinaia di manifestanti che hanno assediato la sede dello Stato maggiore delle forze armate chiedendo anche le sue dimissioni. Compaorè ha lasciato la capitale, diretto verso Po, al confine con il Ghana. Salito al potere nel 1987 dopo il colpo di Stato in cui fu ucciso il suo predecessore Sankara, di cui fu ministro, Compaorè è stato sempre rieletto. Contro il divieto costituzionale che gli impediva un ulteriore candidatura, il governo stava avviando una riforma. Di qui la feroce protesta della piazza e il golpe. Preoccupazione e appelli alla calma da Ue e Stati Uniti per i quali il Burkina Faso è un paese alleato. In questo clima di instabilità si temono anche infiltrazioni di jihadisti presenti in Mali e Niger. Nel paese inoltre si trovano 4 volontari italiani del Movimento Shalom. “Sono provati, ma stanno bene”, fa sapere la Onlus .

Sull’argomento Elvira Ragosta ha intervistato Gianpaolo Calchi Novati, docente di Storia dell’Africa e Direttore del Programma Africa dell’Ispi:

R. - C’è una certa ambiguità nel ruolo dei militari nel Burkina Faso, perché è stato un colpo di Stato militare, anni fa, ad aver portato addirittura alla creazione di questo nome dello Stato, che una volta si chiamava Alto Volta, e all’inaugurazione di un regime che fu molto popolare, con alla testa un militare, Thomas Sankara, che poi è stato assassinato in condizioni misteriose, probabilmente con responsabilità dell’attuale presidente. Dunque i militari non sono necessariamente dei complottisti contro le istituzioni, ma possono essere l’ossatura di un mutamento politico. Questo a livello di immagine popolare è quasi di speranza da parte della popolazione.

D. - La situazione è in evoluzione continua, che prospettive si possono aprire per il Paese?

R. - La vera prospettiva è come verrà percepito dai Paesi africani questo intervento, che non si capisce se voglia semplicemente parare l’emergenza oppure prendere il potere. Queste strade sono aperte e non solo a livello interno, ma anche sul piano continentale.

D. - A proposito, in questa crisi politica, quando possono pesare i rapporti del Burkina Faso con i Paesi confinanti, come il Mali e il Niger?

R. - Molto! Compaoré veniva percepito dalle forze politiche - diciamo - antiradicali, per non usare la parola moderate, e dagli stessi Paesi occidentali come un elemento di moderazione appunto e di mantenimento di un certo ordine in una fase di grossa destabilizzazione dell’intera regione. Compaoré fu perfino nominato mediatore nella crisi del Mali, perché di esso si fidavano sia l’Unione Africana che l’Onu, che le potenze occidentali. Siccome c’è in tutta la regione questa tensione fra elementi - diciamo - jihadisti, spesso collegati con varie forme di mafie e di criminalità generale, non politica, questo peso della situazione regionale inevitabilmente va ad influire sul Burkina Faso sia come possibile movente della crisi, sia come possibile movente di un intervento militare che risolva - attraverso l’uso della forza - la possibile destabilizzazione del Paese. 








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