2014-10-31 13:57:00

Accordo Ue-Russia-Ucraina su forniture gas


Nuove speranze per la crisi ucraina dopo l’accordo di ieri sera tra Kiev, Mosca e l'Unione Europea sulle forniture di gas russo. Il flusso sarà garantito fino a marzo 2015 in cambio del saldo parziale dei debiti pregressi dell’Ucraina e di un anticipo sulle forniture del prossimo inverno. Il presidente russo Putin, la cancelliera tedesca Merkel, il presidente francese Hollande e quello ucraino Poroshenko, si sono reciprocamente congratulati e hanno garantito il massimo impegno per l’attuazione dell’accordo. Sullo sfondo però resta la crisi politico-militare nelle regioni orientali filo-russe dell’Ucraina: un civile è morto e un altro è rimasto ferito nei bombardamenti che si sono abbattuti nella notte sulla città di Donetsk. Per un commento sull’intesa sulle forniture di gas, Marco Guerra ha intervisto Aldo Ferrari, ricercatore dell’Ispi e docente alla Ca’ Foscari di Venezia:

R. - Diciamo che è il primo punto di una possibile soluzione della questione ucraina, che ormai da molti mesi, sta veramente dissestando non solo il Paese stesso, ma anche i rapporti tra la Russia e l’Occidente. Da questo punto di vista l’accordo è benvenuto sia dal punto di vista della possibilità di soluzione della crisi economica ucraina - che è l’aspetto più grave, anche se normalmente viene sottaciuto rispetto a quello politico-militare - sia anche come avvio per il necessario miglioramento e del ritorno alla normalità dei rapporti tra la Russia e l’Occidente, in particolare con l’Unione Europea.

D. - L’accordo è stato raggiunto anche grazie ai programmi di assistenza finanziaria che il Fondo monetario internazionale e l’Ue hanno messo a disposizione di Kiev. Quindi l’Ucraina è sempre più legata all’Europa?

R. - L’Ucraina è sempre più legata all’Europa, ma c’è anche il rovescio della medaglia: nel senso che l’Europa si fa carico delle speranze di risanamento economico dell’Ucraina. E’ una responsabilità seria, perché sappiamo bene come la situazione economica europea non sia delle migliori. Ci esponiamo per ragioni politiche ad un forte rischio economico: la speranza è che il calcolo sia corretto e che soprattutto si riesca a giungere a questa stabilizzazione economica dell’Ucraina, che al momento appare lontana e problematica.

D. - Grazie - diciamo - alle risorse energetiche, la Russia continuerà a esercitare un certo condizionamento sull’Europa…

R. - Bisogna sempre tener presente che è un gioco a due facce: la Russia può esercitare un influsso sull’Europa, ma la Russia ha bisogno di vendere il gas e il petrolio all’Europa. Naturalmente può rivolgersi ad altri mercati e in parte lo ha già fatto verso la Cina ma in questa situazione - per fortuna! - i legami tra l’Europa e la Russia sono tali da rendere necessaria la coesistenza e il miglioramento il più possibile immediato dei rapporti.

D. - Nelle regioni orientali ucraine proseguono i combattimenti: sul terreno può avere un risvolto positivo questo accordo?

R. - Teoricamente sì, ma qui in realtà ci si muove su un piano differente: l’esistenza stessa di questa regione orientale è come una sorta di cuneo russo all’interno della stabilità ucraina e risponde a logiche diverse: risponde al desiderio di Mosca di mantenere una propria presenza e di indebolire la nuova leadership ucraina, oltre che naturalmente controllare il territorio prevalentemente russofono. Da questo punto di vista, purtroppo, le dinamiche sul terreno sono abbastanza distinte da quelle economiche. Non sono affatto sicuro che la situazione possa rapidamente e completamente migliorare in queste regioni.

D. - Sempre in queste regioni domenica si vota per dei consigli locali, votati dai filorussi. Queste elezioni riconosciute da Mosca, ma non da Kiev, che significato hanno?

R. - E’ chiaro che sono illegittime dal punto di vista del diritto internazionale, ma sono reali! Io temo che questa regione orientale dell’Ucraina vada - attraverso queste elezioni e attraverso l’appoggio di Mosca - ad aggiungersi a quelle altre entità e quegli Stati de facto, ma non de iure che già esistono, come Transnistria e la stessa Ucraina, la Abkhazia e  … in Georgia - nei quali esiste una realtà non riconosciuta internazionalmente, che però è reale. Quindi temo che da questo punto di vista le elezioni andranno a sancire una realtà problematica… E’ una realtà, anche se non internazionalmente riconosciuta.








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