2014-10-31 16:54:00

Stato-Mafia. Napolitano: stragi '93 furono ricatto al sistema


'Le stragi del '93 si susseguirono per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, per ottenere l'alleggerimento del carcere ai mafiosi'. Sono le parole del presidente della Repubblica pronunciate martedì nel corso della deposizione durante l’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia. La Corte d’Assise di Palermo ha depositato oggi le trascrizioni del verbale. Il testo è stato pubblicato online dal Quirinale. Il servizio di Paolo Ondarza:

“Le bombe del ’93 furono un ricatto o addirittura una pressione allo scopo di destabilizzare tutto il sistema”. Napolitano lo ha detto martedì scorso  al pm DiMatteo durante la deposizione al Quirinale nel processo stato mafia. Secondo il capo dello Stato le stragi mafiose "si susseguirono secondo una logica unica e incalzante per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut aut, perche' potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure di custodia in carcere dei mafiosi". In realtà – spiega Napolitano – “la tragedia di via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo per la conversione del decreto legge 8 giugno '92 sul carcere duro”. Sul rischio attentati il presidente spiega: 'Mi avvertì  l'allora capo della polizia Parisi, e non avevo dubbi che lo facesse a nome del ministro dell'Interno Mancino”. Parole anche sul suo ex consigliere giuridico Loris D’Ambrosio che prima di morire  di infarto alla vigilia della sua deposizione sui contenuti delle telefonate con Mancino, mise per iscritto in  una lettera a Napolitano dubbi e paure in merito a possibili «indicibili accordi» avvenuti tra il 1989 e il 1993.  La lettera fu “un fulmine a ciel sereno”, – spiega Napolitano – D’Ambrosio “era animato da spirito di verità”. 








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