Punta sulle donne il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ieri ha parlato della condizione femminile negli Usa durante il tradizionale messaggio del sabato alle famiglie, a pochi giorni dalle cosiddette elezioni del midterm, cioè di metà mandato, in programma martedì prossimo. Furono proprio le donne le artefici del suo successo nel 2008 e della sua riconferma nel 2012. La strategia elettorale di Obama mira a scuotere tutta quella parte di elettorato democratico che solitamente non si reca alle urne per questa tornata elettorale, in cui si rinnovano la Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato: oltre alle donne, anche alcune minoranze, come quella afroamericana, quella ispanica e la comunità asiatica. “Siamo nel 2014 e ci sono ancora donne che guadagnano meno degli uomini per fare lo stesso lavoro”, ha esordito il presidente spiegando che, nonostante la metà della forza lavoro statunitense sia femminile, è proprio quella delle donne la categoria che meno riesce a beneficiare della ripresa economica. “Abbiamo fatto molta strada rispetto a sei anni fa – ha aggiunto – negli ultimi cinque mesi le nostre imprese hanno creato 10.3 milioni di posti di lavoro e negli ultimi sei mesi la nostra economia è cresciuta al ritmo più veloce dal 2003”. Eppure la maggior parte dei lavoratori a basso salario – un salario minimo che negli ultimi sette anni il Congresso ha rifiutato di elevare a 10 dollari e 10 centesimi e di cui beneficerebbero milioni di donne – è costituita da donne: “La loro paga deve essere equa e devono avere le stesse possibilità di successo nel lavoro – ha proseguito – meritano di potersi mettere in aspettativa per prendersi cura dei nuovi figli o di un genitore malato e le donne incinte dovrebbero essere trattate con dignità e rispetto, mentre oggi ancora possono essere licenziate perché si prendono troppe pause o vengono costrette a prendersi aspettative non retribuite”. Per il voto del 4 novembre, i sondaggi dicono che i repubblicani sono a un passo dallo strappare ai democratici Stati quali l’Arkansas, il Montana, Il South Dakota e la West Virginia, ma rischiano seriamente di perdere la Georgia, il Kansas e il Kentucky. In bilico restano Alaska, Colorado, Iowa, New Hampshire e North Carolina. (R.B.)
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